sabato 9 dicembre 2017

“La lagna di Natale” di mamma BCO.


Scialve a tutti, perché non c'è altro che possiamo fare!
Come minaccia... come promesso, cominciamo dal post di oggi a pubblicare un sacco di cosucce carine per fersteggiare allegramen... per festeggiare il Natale, e cominciamo alla grande (nel senso che è parecchio testo) con il nuovo (come no!) racconto dalla raccolta (differenziata) di fiabe «I racconti di mamma BCO!» intitolato: La lagna di Natale!

La lagna di Natale
Un raconto Natalizzio di mamma BCO
(dal racconto «A Christmas Carol» di Charles Dickens)

Lagna Prima

Lo spettro di Mariuolino

Tanto tempo fa, in una Londra lontana lontana, senza né Beatles né Rolling Stones, era la vigilia di Natale, e tutti più o meno vestiti come Sherlock Holmes boccheggiavano la serena atmosfera fumo-di-Londra che aleggiava pei comignoli della capitale. Tutti? Bé, non proprio tutti.
V'era un uomo, forte, e con un nome fantastico(cit.), che non amava molto il Natale, anzi si può dire che lo odiasse proprio: odiava l'idea di far festa, odiava i regali, odiava odiare... Quest'uomo era il signor Ezechiele Scrocchetto.
Il signor Scrocchetto era una persona chiusa (eh!) come e più della saracinesca di un negozio a ferragosto, più fredda e calcolatrice di un computer Olivetti, più astuta di un fagiano laureato e più subdola di una mozzarella scaduta appena usciti dal supermercato. Il volto ben proporzionato, la mascella squadrata, il naso dritto e sottile, quello sguardo intenso e penetrante, labbra carnose e una gustosa voce baritonale capace di sciogliere il cuore di ogni donna... Erano tutte caratteristiche del vicino di casa del signor Scrocchetto, il quale, quest'ultimo, possedeva invece un viso decrepito, un naso puntuto, occhi arrossati, labbra sottili, voce raspa, folte sopracciglia e un mento così asciutto che potevi usarlo come carta assorbente. Tutti lo evitavano, e perfino i ciechi non lo vedevano di buon occhio.
Il giorno della Vigilia il signor Scrocchetto era nel suo ufficio. Sulla porta del locale si potevano leggere (a patto di saper leggere) queste parole: «Scrocchetto & Mariuolino», ma il signor Mariuolino -spregiudicato uomo d'arraffi al pari di Scrocchetto- era morto di superlavoro sette anni prima. Scrocchetto era ora l'unico proprietario della ditta.
Fu quasi all'ora di chiusura che un giovanotto entrò tutto d'un pezzo nell'ufficio, cinguettando allegramente come un tucano innamorato.
"Buon Natale, zio!" disse il giovanotto.
"Cosa diavolo vai dicendo, Freddo? Come puoi essere così sciocco? Non hai ancora capito che Natale è un giorno inutile? A Natale la gente non fa altro che mangiare, bere, ruttare e buttar via quattrini in pigiami da regalare e pantaloni da regolare, invece di lavorare e guadagnare!" rispose per tutta risposta Scrocchetto.
"Oh, zio, perché dici queste cose? E io che son venuto a invitarti a pranzare con noi, domani... Verrai?"
"Certo che... No! Ti ho appena detto che io ODIO il Natale, ODIO l'idea di far festa e ODIO odiare! Ora vattene, Freddo, devo terminare un uom... un lavoro. Il Tempo è denaro!" disse caricando il fucile a pompa.
Così Freddo se ne andò via urlando.
Il signor Roberto Scaracchio, l'impiegato di Scrocchetto, lavorò tutto il giorno come ogni giorno, seduto alla scrivania. La stanza era molto fredda nonostante Freddo fosse già uscito avendo cura di chiudere bene l'uscio; il giovane indossava una vecchia sciarpa ma, per motivi puramente economici, girava in canottiera, come Bruce Willis. Provò almeno a scaldarsi un pochino le mani con la fiammella dell'unica candela che cera, ma smise quando le dita gli presero fuoco.
Quando la pendola digitale (la chiamavano così perché il vetro era sempre pieno di ditate) finalmente segnò con una frusta la schiena della fine della giournata lavorativa, Roberto Scaracchio entrò come un sol uomo nell'ufficio di Scrocchetto.
"Buon Natale, signore!" cinguettò allegramente come un tucano contento anche il buon Scaracchio.
"Buon Natale? Cosa vuoi dire?" rispose Scrocchetto Stizzito.
"«B» di Bologna, «U» di udine, «O» di Ostia..." ma fu interrotto dallo Scrocchetto:
"Ho capito! Intendevo dire: «Cosa vuoi da me?»".
Scaracchio raccolse tutto il suo coraggio -non ci volle molto, perché era poco- e parlò col cuore in mano, come se fosse un cardiochirurgo:
"Domani è Natale, signore. Posso restare a casa?".
"Uhm... capisco. Tu non vuoi lavorare il giorno di Natale! Uhm... Non penserai che ti paghi per startene a casa!" disse Scrocchetto tamburellando con le dita così velocemente che sembrava un batterista heavy metal:
"Va bene, stattene purè a casa, se vuoi, ma lavorerai il doppio delle ore a Santo Stefano!".
"Sissignore, lavorerò dunque per ventotto ore il giorno di Santo Stefano! Grazie! Grazie tante signore! Ehm... E buon Natale, signore!" e così dicendo scappò via a gambe levatoio.
Poco dopo anche il signor Scrocchetto uscì dall'ufficio. Le strade erano in lastricato di sampietrini e molto affollate, i negozi scintillavano di mille lumini ad olio intermittenti e tutti compravano regali da regalare e prelibatezze da prelibare. Alcuni dolci bambini, che di nome facean tutti Natale, intonavano dolci canti di Natale, mangiando tipici dolci di Natale. V'era nell'aria una calda atmosfera di glicemia alta.
Scrocchetto si avviava come una FIAT 500 con problemi d'accensione verso casa, di malumore, come al solito.
Borbottava, ruttava e scuotendo la testa (di chi gli capitava a tiro) brontolava:
"Come può la gente essere così sciocca? Buttano via i soldi in pigiami da regalare e fingono di essere feliciccini...".
Un uomo tenente in mano per il frontino un cappello da baseball blu rivoltato, lo fermò, qui:
"Mi può darmi qualche moneta a me per aiutare la povera gente, signore?".
Un secondo uomo con cappello da baseball rosso tenuto alla stessa maniera del primo lo fermò, qua, anche lui:
"La prego, stiamo raccogliendo denaro per chi non ha denaro.".
Un terzo uomo col cappello verde in mano, fermò Scrocchetto, qui (ma fu un “qui pro quo”), per la terza volta:
"Anche pochi spiccioli, dati alla spicciolata... è Natale!".
Scrocchetto, che non era mai stato così fermo, rispose loro:
"Non ci ho soldi per i poveri, io! E poi se dessi soldi ai poveri non ci sarebbero più poveri... E Robin Hood finirebbe disoccupato! E come farebbe poi a crescere la figlia, Little Red Hood? E poi i poveri sono poveri solo perché non ci hanno voglia di lavorare. Girate al lardo dunque e lasciate in pace le persone moltiplicate per bene!".
"Natale non può essere un giorno di gioia per un uomo come quello..." disse il terzo uomo al secondo.
"È meschino, avaro e visigoto, più povero dei nostri poveri poveri..." disse il secondo uomo al primo.
Il primo uomo, invece, non disse nulla, perché non c'era più nessuno a cui parlare, e si sentì triste.
Scese la notte e la notte quasi s'ammazzò rotolando giù per le scale. Dopo aver attraversato parecchie viuzze londinesi del Monopoli, Scrocchetto arrivò finalmente al caseggiato dove abitava, in un Vicolo Stretto. Girò la chiave per aprire il portone, ma l'occhio gli cadde (forse perché era di vetro) sul battiporta, il quale aveva assunto a tempo determinato (ma con regolare contratto) le fattezze spettrali del suo ex-socio Mariuolino: stessa espressione assente, stessi occhialini da sole tondi e fuori moda, stessi capelli dritti come se avesse preso la due e venti e col codino che scodinzolava per conto suo. Scrocchetto, atterrito, entrò in casa di corsa, fece le scale con chiodi, assi e martelli in fretta e furia, senza nemmeno scaldare la voce. Raggiunse poi la camera da letto tanto velocemente che pareva inseguito da un carro funebre senza freni, e vi si chiuse dentro (alla camera, non al carro).
"Il battacchio aveva il volto di Mariuolino... ma Mariuolino è morto, stecchito, kaput, cibo per i vermi, “A verer le margherite crescere dalla parte delle radici!”. I morti non ritornano, tranne che nei film di Romero...". Dopo qualche sforzo in bagno, gli riuscì di calmarsi un attimo: "Forse sono solo molto stanco. Ho bisogno di riposare.".
Per sicurezza decise di chiudere la porta della camera da letto a chiave. Poi chiuse anche la chiave a chiave. Stava ancora chiavando, quando improvvisamente la porta si aprì con uno scatto, accompagnata da un rumore terribile di ossa frantumate, perché aveva appena spiaccicato Scrocchetto al muro. Il vecchio lo riconobbe immediatamente: sulla porta v'era il suo vecchio socio Giacobbe Mariolino. O meglio: il suo fantasma!
"Cosa vuoi da me, Mariuolino?" chiese tremante Scrocchetto al fantasma, piatto piatto, scollandosi dal muro.
Mariuolino parlò in tono solenne:
"Sono venuto per aiutarti, Ezechiele. Sai, Scrocchetto, quando ero vivo ero un uomo malvagio: non conoscevo generosità, onestà, altruismo, precedenza, semafori... Mi comportavo come se fossi l'unico uomo bello e intelligente sulla faccia da bronzo della terra... E che gli altri rosicassero! Credevo che tutto mi fosse dovuto. Cattivo, ero un uomo cattivo! Ora sculacciami!" e si calò le brache.
Scrocchetto, che stava cominciando ad irritarsi non poco (per via che era allergico), interrogò nuovamente il fantasma:
"Perché sei qui, cosa vuoi da me?".
"Vado a tormenta... Trovare tutti quelli che conosco per avvisarli a viso aperto..." e in effetti il fantasma aveva il volto un po' scombinato, con addirittura la mandibola staccata dal resto; a tenere insieme tutto quel «quadro di Picasso» di faccia v'era preposto un elegante foulard di chiffon con motivo a pois (così era più motivato) annodato sulla fronte.
"Li avvisi?" lo interruppe un po' preoccupato il vecchio Scrocchetto.
"...li avverto di non comportarsi male, altrimenti saranno condannati per l'eternità!" e in effetti il fantasma era costretto portarsi appresso, avvolte all'incorporeo corpo che pareva un involtino primavera, pesanti catene da neve e a trainare grossi libri contabili, brogliacci e bauli pieni di strip di BCO e TATA.
"Vattene! Via di qui! Non ho paura di te!" disse Scrocchetto cagandosi addosso.
Mariuolino avvertì l'aroma che i pantaloni di Scrocchetto stavano sprigionando, e si sbrigò a dire:
"Oh, sì, io devo andare (sai, ho un sacco di impegni che mi piacciono un sacco, e così poco tempo), ma altri tre spiriti: uno di paglia, uno di legno e uno di mattoni verranno a visitarti stanotte. Stai pronto!"
Mariuolino, infine, fuggì molto velocemente attaccandosi alla ruota di un carro funebre ora munito pure lui di pesanti catene da neve.
Dopo essersi ripulito e cambiato, il vecchio Scrocchetto esclamò:
"Sono davvero stanco. Una bella dormita è quello che mi ci vuole a me. Domani starò molto più meglio.".

"Continuare" in giapponese.
(“Continua...” in giapponese!)


BONUS:

La Saga di Ciro Laruota - Parte I

C'era una volta Ciro Laruota.
Ciro Laruota era gentile con tutti ma aveva un difetto: carpire segreti di stato.
Un giorno l'amministratore delegato di una nota azienda disse a tutti di quanto fosse strano quel suo modo di carpire segreti di stato e Ciro Laruota si rassegnò al suo triste destino.
In preda alla disperazione Ciro Laruota cercò di capire cosa fosse andato storto.
Morale: non mangiare troppo, l'abito non fa il monaco!


Please, stay tuned!” del giorno:
Anche se ormai le pizza saranno diventate fredde, please stay tuned!

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