mercoledì 10 giugno 2015

Chiaro dolce fresco caldo!


Siccome fa molto caldo, BCO e TATA hanno pensato: "Noi non riusciamo a dormire, quindi perché lasciar dormire gli altri?" E QUINDI NON SOLO IL RESTO DI QUESTO STUPIDO CAPPELLO INTRODUTTIVO VERRÀ URLATOOOooo, MA VI RACCONTEREMO ANCHE UNA FAVOLA DELLA BUONANOTTE TALMENTE STUPIDA CHE NON VI FARÀ DORMIRE PER UN BEL PEZZETTINO (CIRCA 2 MINUTI)! BUON DIVERTIMENTOOOooo... -coff!- -coff!-

Giacomino e Il fagiuolo magico.
Fiabba liberamente (e libertinamente) tratta da Jack e il fagiolo magico (in effetti: Il magico fagiolo di Jack suona un po' troppo ambiguo come titolo).
Testo originale della fiabba tratto dal sito Le pagine di Pinu e le fiabe (LINK).

C'era una volta un ragazzo di ottantacinque anni che come molti suoi coetanei amava i Beatles ed i Rolling Stones[1]. Si chiamava Giacomino il quale, dopo la morte di suo padre, viveva con la mamma e i suoi due fratellini Aldo e Giovanni in una vecchia fattoria-ia-ia-oh!
Erano molto poveri e possedevano solo una porca-mucca™, figlia dell'ingegneria genetica, dalla quale ogni giorno mungevano il latte-prelibato-al-sapor-di-cioccolato™[2]. Ma, ahimé, arrivò il giorno in cui neanche la mucca transgenica fu più in grado di offrir loro qualcosa e così la madre di Giacomino (che aveva centocinque anni) decise di venderla. La mucca, s'intende[3].
Se la porca-mucca™ transgenica non poteva fare più latte-prelibato-al-sapor-di-cioccolato™ (anche brevemente detto: «lattepiù»[4]), vendendola, avrebbero almeno ricavato un po' di denaro per poter mangiare una bella bistecca di porca-mucca™. E da codesto fatto, bambini, s'evince che la famiglia di Giacomino non era molto portata per gli affari.
Giacomino si avviò verso la borsa di Milano[5] con precise istruzioni per ricavare il più possibile dalla vendita della loro mucca transgenica. Non aveva ancora percorso una quarantina di chilometri (Milano era bella distante) quando al margine dell'autostrada vide uno strano omino, che rivolgendosi a Giacomino disse:
"Mi consenta: che bella questa porca-mucca™!".
"Sì, lo è!", confermò Giacomino:
"Si vede che lei di porche-vacche™ se ne intende! Sto andando al mercato per venderla".
"Dalla a me", disse sorridendo l'omino, il quale sembrava stranamente a suo agio nel pronunciare la frase «Dalla a me»:
"Prendi questi cinque fagioli in cambio. Piantali con cura e loro faranno la tua fortuna", disse l'omino.
Prima ancora che Giacomino potesse rispondere, l'omino aveva preso la porca-mucca™, era salito sul suo elicottero d'oro ed era sparito.
Solo in quel preciso istante Giacomino cominciò a pensare. Non lo aveva mai fatto in vita sua (come BCO, n.d.TATA)! E pensando, si rese finalmente conto di aver commesso un errore. Milano, infatti era a centocinquanta chilometri nella direzione opposta!
Ma ora non aveva nemmeno più una porca-vacca da vendere, porca vacca! Cosa avrebbe detto sua madre?... Avrebbe detto:
"Come? Sei già di ritorno?" ed avrebbe senz'altro aggiunto:
"Abbiamo bisogno di denaro per comprare gli stupefacen... da mangiare, come puoi essere stato così idiota da accettare un simile scambio?".
Mentre si avviava verso casa sentiva il suo cuore battere forte, un po' per via di un mezzo infarto che lo aveva colpito anni prima, un po' per via di tutti i chilometri che s'era macinato e, infine, un po' al pensiero di quello che sua madre avrebbe detto o fatto.
"Come? Sei già di ritorno?", esclamò sua madre:
"quanto hai guadagnato dalla vendita della mucca?".
"Cinque fagioli magici", rispose Giacomino con un fil di fiato.
"Cosa? Stai scherzando? Abbiamo bisogno di denaro per comprare gli stupefacen... da mangiare, come puoi essere stato così idiota da accettare un simile scambio?". Tutto come previsto.
Giacomino non riuscì a finire la frase che si era preparato:
"Ti ricordo che ho lavorato sia come boscaiolo che come ferroviere!" che la mamma, buona buona e con uno sguardo tenero tenero, strillando come un gabbiano afferrò i fagioli e li gettò fuori dalla finestra assieme al suo incauto figliuolo che in seguito fu portato dai fratellini, ancora incosciente, a letto, senza cena, ma con un simpatico trauma cranico.
Il giorno dopo, quando Giacomino si svegliò con un gran mal di testa, vide qualcosa di strano.
Era la sua faccia, visibilmente tumefatta. Poi si spostò da davanti allo specchio, e s'accorse che nella sua stanzetta filtrava dalla finestra una insolita luce verde-fosforescente mentre in sottofondo si udiva il tema di X-Files[6]. Giacomino corse verso la finestra e cosa vide?
Per prima cosa, la finestra... E poi una scena straordinaria!
I fagioli avevano germogliato dando vita ad un enorme albero con un lunghissimo fusto che saliva in alto... ma tanto in alto da perdersi nelle nuvole basse. Sembrava il remake de L'invasione degli ultracorpi[7].
Senza farsi sentire da sua madre che comunque era sorda, Giacomino scavalcò il davanzale della madre ed iniziò ad arrampicarsi sul possente tronco perché lui era sicuro che sulla sua cima avrebbe trovato Reinhold Messner[8], del quale desiderava ardentemente l'autografo, ma soprattutto(sic!) avrebbe trovato quella fortuna che l'omino aveva promesso a lui e a tutti gli italiani.
Giacomino saliva come uno sputo, ma sempre più in alto, cercando di non guardare mai in basso, per non soffrire di vertigini ma soprattutto per non battere la testa contro il fusto dell'albero di fagioli.
Giunto in cima vide una lunga strada; vi si incamminò e dopo averla percorsa per diversi giorni si trovò dinanzi ad un casello. Pagato ch'ebbe il pedaggio, s'incamminò nuovamente e dopo aver percorso un altro sentiero per diverso tempo si trovò dinanzi ad un castello.
Giacomino si fece avanti, bussò alla porta ed un'enorme donna lo aprì.
"Chi è?" disse la donna.
"L'idraulico" disse Giacomino, con tono ammiccante.
"Scappa via di qui", disse lei:
"mio marito è un gigante gigante[9] e se scopre che tu sei salito fin quassù cercherà di prenderti...". La gigantessa stava per aggiungere:
"...da dietro!" quando Giacomino la interruppe implorando:
"Oh, per favore, sia gentile. Ho tanta fame. Vorrei qualcosa da mangiare!".
La moglie del gigante ebbe pietà di lui; lo fece accomodare in cucina e gli diede un panino al formaggio del peso complessivo di venti chili.
Il ragazzo aveva appena finito di ruttare quando udì un pesante rumore di passi che si avvicinavano e una voce tuonante che diceva:
"Ucci, ucci, sento odor di cristianucci. Che sia grande oppur piccino, io mi faccio un bel panino!"[10].
"Quasi quasi gli dico che sono ateo!" pensò il povero Giacomino.
"Poveri noi! È mio marito!" gridò la moglie del marito, cioè del gigante.
"Svelto ragazzo, nasconditi nel forno!" disse la donna a Giacomino che subito cercò di infilarsi nella bocca della gigantessa grande appunto come un forno. L'enorme donna, incavolata, diede istantaneamente una poderosa randellata in testa a Giacomino e finalmente lo nascose nel forno, anche perché nell'armadio stava già nascondendo un panettiere.
L'enorme donna impaurita cercò di calmare l'enorme marito e con enorme fatica lo convinse che stava commettendo un enorme sbaglio.
"Devi aver annusato l'odore della tua minestra d'Avena" gli disse, mettendo a tavola la scodella gigante del gigante sulla quale era scritto: «Noi Puffi siam così»[11]. Nessuno capì mai il perché ci fosse una siffatta scritta sulla scodella gigante del gigante.
Lui grugnì al ritmo della Canzone dei Puffi e si sedette a tavola. Quando ebbe finito di ruttare anche lui, prese alcuni sacchetti dalla credenza della cucina e li rovesciò sul tavolo, facendone uscire diverse monete d'oro ed in numeri della tombola[12].
Cominciò a contare le monete e a declamare ad uno ad uno i numeri della tombola e così facendo, proprio poco dopo aver urlato tutto giulivo:
"Terno!"[13], si addormentò.
Giacomino aveva osservato tutto dall'oblò del forno e si convinse che: (A) gli conveniva approfittare di quel momento per salire sopra il tavolo ed impossessarsi di uno di quei preziosi sacchetti di monete d'oro cercando di allontanarsi alla svelta e che: (B) non era dentro al forno ma dentro alla lavatrice.
Fu così che Giacomino, sua madre e i suoi fratelli vissero ancora a lungo tra stenti e privazioni perché tra tanti sacchetti pieni di monete d'oro che c'erano sulla tavola del gigante il nostro eroe s'era fregato proprio quello con i numeri di legno della tombola.
Allora Giacomino decise di tornare in cima al magico albero.
La moglie del gigante riconobbe immediatamente Giacomino e gli chiese cosa era successo a quel sacchetto pieno di numeri della tombola.
"Te lo dirò, se mi fai fare colazione", disse Giacomino, scornato.
La donna, curiosa, lo fece entrare e gli offrì tonnellate di cibo.
Poi si udì ancora quel pesante rumore di passi che si avvicinavano e Giacomino prese del detersivo, dell'ammorbidente e corse subito a nascondersi.
Dopo il pranzo la signora portò a suo marito la sua gallina preferita, quella che lui portava con sé quando andava a letto presto, con le altre galline.
"Deponi le tue uova, piccola ochetta", comandò il gigante che aveva a malapena la terza elementare, e subito questa depose un uovo puro e luccicante, ma ricoperto di guano[14].
Poi il gigante si addormentò.
Giacomino sgusciò fuori dal suo nascondiglio tutto pulito, morbido e profumato ma soprattutto talmente bucato che dall'espressione ebete ch'aveva in volto sembrava coccolino[15]; prese tra le mani la meravigliosa gallina che poi in realtà era un gabbiano, uscì dal castello e si lasciò scivolare giù per l'enorme albero cadendo di testa sano e salvo sull'unico sasso aguzzo del giardino di casa sua.
La mamma di Giacomino rimase sbalordita dalla preziosa gallina a forma di gabbiano che deponeva uova d'oro.
"Non saremo mai più poveri!" esclamò, e quella sera stessa, per festeggiare, ammazzarono il gabbiano e lo cucinarono arrosto con le patate.
Com'è comprensibile non passò troppo tempo, circa mezza giornata, che Giacomino, povero più di prima ed ancora un po' confuso, decise di arrampicarsi in cima all'albero magico.
Sapeva però che la moglie del gigante non sarebbe stata contenta di vederlo ancora dentro alla lavatrice, perciò giudicò opportuno di non farsi vedere neanche da lei.
Entrò in cucina mentre la donna era intenta a lavare e questa volta si nascose dentro una grossa pentola a pressione.
Il gigante arrivò e, annusando l'aria urlò:
"Ucci, ucci, sento odor di cristianucci!".
Ma la moglie lo rassicurò come sempre e gli servì il pranzo. Il gigante ordinò poi a gran voce:
"Moglie, portami l'iArpa™!".
Lei corse a prenderla e l'appoggiò sulla tavola.
"Suona, iArpa™!", comandò il gigante, e l'iArpa™ iniziò a suonare dolcemente musica heavy metal fino a quando il suo padrone non si addormentò.
Giacomino uscì silenziosamente dal suo nascondiglio, saltò sul tavolo, si impadronì dell'iArpa™ e scappò via.
Ma questa volta ebbe una sgradita sorpresa.
L'iArpa™ chiamò ad alta voce:
"Hai un nuovo messaggio! Hai un nuovo messaggio! Hai un nuovo messaggio!". Era la Pear™, l'azienda produttrice dell'iArpa™, che aveva mandato al gigante la solita fattura e il gigante si svegliò.
Giacomino correva come il vento, ma il gigante, inferocito, gli era subito dietro, come aveva profeticamente predetto la moglie[16].
Il ragazzo si aggrappò al tronco del grande albero di fagioli, ma così fece pure il gigante, tanto che per il trambusto sembrava di essere in una segheria con tutti quei tronchi che volavano di qua e di là!
Giacomino saltò a terra per primo, battendo -com'era suo costume ormai- la testa su quell'unico sasso aguzzo del cortile, ma anche il gigante stava per venire[17].
"Mamma", urlò, "Prendi l'ascia! Prendi l'ascia!"
E subito la mamma di Giacomino l'apostrofò perplessa:
"Ma devo prendere o lasciare?!? Deciditi una buona volta!" e presa in mano l'ascia la mamma di Giacomino iniziò a colpire con forza l'amato figlioletto, tra l'altro proprio nel punto dove aveva precedentemente già battuto la testa.
Non appena ebbe ripresa conoscenza, Giacomino prese in mano l'ascia ed iniziò a colpire con forza il tronco dell'albero e, dopo alcuni colpi ben precisi, riuscì a spezzarlo.
Con un grande boato crollarono al suolo l'albero e il gigante, formando una buca talmente profonda che da essa nessuno avrebbe mai potuto risalire.
Il magico albero di fagioli non crebbe mai più e del resto ormai anche Giacomino, sua madre e i suo fratellini non ne avevano più bisogno perché erano tutti morti, schiacciati dal gigante e dalla pianta e sepolti anch'essi dentro all'enorme cratere generatosi.

"Larga la foglia, la fata danza, con questi idioti, non c'è speranza!"

FINE!

NOTE:
[1] C'era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones/Se perdo anche te è un singolo di Gianni Morandi, pubblicato nel 1966 che raggiunge la prima posizione per due settimane nel 1967.
[2] «Col sapor di cioccolato rende il latte prelibato» è il noto slogan pubblicitario italiano di un famosa bevanda a base di polvere solubile al cacao da aggiungere al latte.
[3] Giusto per evitare un eventuale imbarazzante equivoco.
[4] Nel film del 1971 diretto da Stanley Kubrick Arancia meccanica (A Clockwork Orange) il lattepiù è un latte migliorato con anfetamina (mescalina nel doppiaggio italiano) e altre sostanze.
[5] Milano, in questo caso, è un noto commerciante di Milano famoso per la sua grande borsa. Niente a che vedere con La Borsa di Milano, storico luogo dove si svolgono le contrattazioni di titoli azionari e valori.
[6] X-Files (The X-Files) è una serie televisiva statunitense ideata da Chris Carter e prodotta dalla FOX a partire dal 1993. Ha avuto un enorme impatto grazie ai vari temi trattati come il paranormale, le teorie del complotto, mutazioni genetiche, UFO ed alieni.
[7] L'invasione degli ultracorpi (Invasion of the Body Snatchers) è un film del 1956 diretto da Don Siegel, il cui soggetto è tratto dall'omonimo romanzo di fantascienza di Jack Finney del 1955. Nel film come nel romanzo, la cittadina di Santa Mira è stata presa di mira (n.d.BCO) e invasa da extraterrestri che copiano perfettamente gli abitanti ai quali si sostituiscono durante il sonno. Queste creature si replicano all'interno di enormi baccelli che crescono finché creano copie senza sentimenti ed eliminano gli originali.
[8] Reinhold Messner (Bressanone, 17 settembre 1944) è un alpinista, esploratore e scrittore italiano, di madrelingua tedesca. Protagonista di innumerevoli arrampicate ed esplorazioni, Messner è per lo più noto al grande pubblico per essere stato il primo alpinista al mondo ad aver scalato tutte le quattordici cime del pianeta che superano gli 8000 metri sul livello del mare, spesso da versanti o in condizioni di eccezionale difficoltà e per la pubblicità dell'acqua minerale.
[9] Era piuttosto grande, anche per essere un gigante.
[10] Da leggersi con un ritmo hip hop in sottofondo.
[11] In Italia, della canzone Canzone dei Puffi è famosa la strofa: «Noi Puffi siam così, noi siamo tutti blu, puffiamo suppergiù, due mele e poco più». Canzone dei Puffi/Ghimbirighimbi è il quarto singolo della cantante italiana Cristina D'Avena, pubblicato nel 1982. È il singolo della rivelazione, grazie al quale verrà premiata con il suo primo Disco d'Oro... e a BCO e alla TATA piace tanto!
[12] La tombola è un tradizionale gioco da tavolo nato nella città di Napoli nel XVIII secolo, come alternativa casalinga al gioco del lotto. Nella tombola, un giocatore con ruolo di croupier ha a disposizione un tabellone sul quale sono riportati tutti i numeri da 1 a 90, e un sacchetto riempito con pezzi numerati in modo analogo.
[13] Nella tombola, il giocatore con il ruolo di croupier ha a disposizione un tabellone sul quale sono riportati tutti i numeri da 1 a 90 (che è il famoso pezzo da novanta, n.d.BCO) (non è vero, n.d.TATA), e un bussolotto o un sacchetto riempito con pezzi numerati in modo analogo. Il suo compito consiste nell'estrarre i pezzi in modo casuale, e annunciare agli altri giocatori il numero uscito.
[14] Il guano (dallo spagnolo huano, a sua volta dal quechua wanu) è costituito dagli escrementi degli uccelli marini.
[15] Coccolino è un marchio commerciale globale di ammorbidenti conosciuto sul mercato per l'omonimo orsacchiotto che compare come mascotte sulle confezioni e nelle pubblicità dei prodotti nonché come franchise per alcuni gadgets.
[16] «"Scappa via di qui", disse lei, "mio marito è un gigante gigante e se scopre che tu sei salito fin quassù cercherà di prenderti...". La gigantessa stava per aggiungere: "...da dietro!"[...]».
[17] Qui i doppisensi si sprecano. Per favore, mettete a letto i bambini anche se sono le quattro del pomeriggio.

E ora...
Colpo di grazia! Proverbio del giorno:
"A dentista che fugge ponti d'oro."

Stay studied!

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