sabato 28 febbraio 2015

La Bolla e la fame bestia!

Scialve a tutti! :3
Volevamo fare una vignetta che facesse riflettere e infatti scommetto che state pensando: "Ma perché BCO non si trova un lavoro vero"?

Ad ogni modo, per il ciclo I racconti di mamma BCO™ oggi pubblichiamo un nuovo racconto di mamma BCO
!

La Bolla e la fame bestia. Una fiaba francese!
Tratta da La bella e la bestia (https://it.wikipedia.org/wiki/La_bella_e_la_bestia), nella versione di Beaumont perché quella di Villeneuve è lunga quasi quattrocento pagine e voglio vedervi a leggerla tutta!

Un ricco mercante riccio di insalata riccia viveva in una città francese chiamata Riccione, in Provenza di Boulogne, insieme alle sue tre figlie ricce. Due erano presuntuose e vanitose, mentre la più giovane, che per la sua rotondità avevano chiamato Bolla, era umile e pura di cuore (naturalmente, escludendo il colesterolo). Tutte e tre le fanciulle ricce potevano vantare un gran numero di pretendenti, che in francese si dice coiffeurs, ma mentre le prime due, che in realtà desideravano sposarsi con dei ricconi di Riccione (dei ricchioni?!?), rifiutavano tutti i giovani indistintamente, Bolla si intratteneva con tutti ma proprio tutti e due i suoi spasimanti (ricordiamo che due è un numero e si può scrivere in grande) in amabile e platonica conversazione. Per la cronaca i due pretendenti erano il suo pesce palla Rickymartin™ ed il suo anatroppolo Papaleo™, e a parlare naturalmente era solo Bolla. Per questo motivo Bolla, soliloquio dopo soliloquio, si sentiva sempre più sola e sfogava la sua frustrazione sul cibo, diventando sempre più rotonda. Durante un sfortunato venerdì nero il mercante perse improvvisamente tutte le sue ricchezze e da quel momento più nessun pretendente fu visto avvicinarsi alle fanciulle, se non a Bolla, la quale comunque continuava a dare da mangiare al pesce palla, all'anatroppolo e ad altri animaletti che si erano uniti alla conviviale combriccola. Il mercante, dunque, si trasferì con le sue figlie nelle campagne della Provenza di Boulogne (della «Provincia di Bologna» nel dialetto bulgnaiṡ), dove vissero per alcuni anni nutrendosi esclusivamente di piadina e Squacquerone, che in francese si dice piadéna e squaquaròn e che, tra l'altro, era l'unica parola che sapeva pronunciare l'anatroppolo Papaleo™.

Un giorno il mercante venne a sapere che nella città francese di Milano, che in francese si dice Milàn, era in allestimento una grande fiera sul cibo, dal tema «Nutrire la nutria, energia per il girovita», che in francese di dice Expò. Così decise di andarvi nella speranza di commerciare ancora la sua famosa insalata riccia. Prima di partire, chiese alle figlie se desideravano qualcosa in dono che non fossero gioielli o vestiti sfarzosi, naturalmente. Pensando che stesse scherzando, le due figlie maggiori domandarono gioielli e vestiti sfarzosi. Bolla, invece, si accontentò di chiedere del mangime per animali, di quello di qualità, che non riusciva a trovare nei negozi per vitelloni della parte del paese in cui vivevano; e, già che c'era, un panino imbottito, perché un po' aveva fame anche lei. Arrivato alla fiera, il mercante in fiera scoprì che la sua insalata era stata mangiata tutta dalle nutrie e, pertanto, non ebbe più nemmeno un soldo bucato per comprare alle figlie ciò che aveva loro promesso o per magiare un piatto di bucatini o ancora per fare il bucato o per elemosinare a un bucato.

Triste e sconsolato (il consolato gli aveva negato l'aiuto per rincasare), fece il ritorno a casa a piedi, ma durante il cammino sulla A13 Padova-Boulogne fu sorpreso da una bufera di neve (cosa abbastanza tipica) così fu costretto a cercare rifugio in un enorme autogrill a forma di castello, che in francese si dice Ristop, apparentemente abbandonato. Perlustrando il maestoso maniero, si accorse che esso era pulito e ben arredato con mobili presi all'IKEA (una remota regione della Svezia), ma stranamente non riuscì a trovarvi né servi né sentinelle né una sedia montata nel modo giusto. Passando per il minimarket deserto, tra il bancone dei salumi ed il cestone dei CD di Pavarotti (in vendita a nove euro e novantanove centesimi), trovò l'entrata di una meravigliosa cucina, ove, posto in bella vista, stava un enorme e bellissimo panino-con-la-cotoletta™ (che alla TATA piace assai). Così si ricordò della promessa che aveva fatto alla paffutella figlia minore e, in preda all'entusiasmo, corse a cercare anche un po' di maionese da mettere sopra alla cotoletta. Ma mentre stava per spalmarla come un sol uomo, che in francese si dice come un salàm, fu sorpreso dal padrone del panino (dal padrino?) ed ovviamente dell'autogrill a forma di castello, che era una enorme e terribile bestia (il padrone, non l'autogrill), il quale gli rimproverò di aver ricambiato la sua generosa ospitalità con un tentativo di furto e sentenziò che per questo ora meritava di essere da lui divorato vivo. Il mercante provò dapprima a fare orecchi da se stesso e poi tentò di giustificarsi raccontandogli del desiderio della sua rubiconda figlia, ma fu controproducente perché la bestia, che aveva fame, non volle sentire ragioni e decise di risparmiargli temporaneamente la vita a patto che al suo posto egli portasse al castellogrill™ la giovane, la più in carne, altrimenti sarebbe dovuto ritornare a saldare il suo debito di lì a tre mesi.

Preso un baule colmo di ogni ricchezza (prosciutti, salami, cioccolato, riviste e un DVD con le prime quattro puntate dei Puffi) che la bestia aveva voluto concedergli, il mercante tornò a casa con una gran pena nel cuore e un certo peso sulla schiena, pensando però che almeno sarebbe riuscito a salutare le sue figlie per l'ultima volta e a vedere qualche bel cartone animato prima di morire. Giunto (sempre a piedi) a destinazione, raccontò l'accaduto alle fanciulle e Bolla, resasi conto che la colpa di tale disgrazia era solo sua, e visto che le piacevano molto le bestioline e soprattutto il panino-con-la-cotoletta™, si offrì di andare al castellogrill™ al posto del padre, per la gioia delle sorelle che in un colpo solo si liberarono dello zoo ambulante che Bolla si tirava appresso, riconquistando le ricchezze perdute, le riviste e i prosciutti.

Dopo lunghi soliloqui, Bolla si recò al castello insieme al padre, al quale la bestia concesse la libertà, intimandogli di non tornare mai più. Con la giovane ed i suoi animaletti, invece, si dimostrò cortese e gentile e offrì a tutti loro di vivere per sempre nel suo castellogrill™, circondati di tutte le ricchezze in suo possesso e soprattutto con libero accesso al fast-food™ ed al minimarket™, pensando che così non avrebbero mai potuto desiderare di tornare nella casa paterna o di andare da qualsiasi altra parte. Regalò a Bolla anche uno specchio magico, che in francese si dice iFòn, in cui avrebbe potuto in ogni momento vedere la sua famiglia chiusa dentro la casa, ascoltare tutto quello che dicevano, farsi due risate ed infine decidere chi doveva rimanere dentro o fuori grazie al televoto. Bolla ed i suoi amici animaletti si trovarono così bene a vivere in quel castello-autogrill™ che tutte le sere la giovane chiedeva alla bestia se voleva sposarla, ma la bestia che in realtà la ospitava solo per il fine ultimo di papparsela, per non mortificarla, le rispondeva che le voleva bene e che sarebbe stato sempre suo amico. Nonostante l'impegno profuso ogni giorno, Bolla non riusciva proprio a superare la cosiddetta «zona amicizia». Del resto la regola dell'amico non sbaglia mai: se sei amico di una bestia non ci combinerai mai niente! "Non vorrai rovinare un così bel rapporto"[cit. Max Pezzali] rispondeva garbatamente, infatti, ogni giorno la bestia a Bolla.

Dopo qualche mese Bolla vide nell'iFòn che suo padre si era ammalato di una fastidiosa congiuntivite contratta dopo essersi toccato gli occhi con le mani sporche di popcorn mentre guardava l'ennesima puntata dei Puffi e pregò la bestia di lasciarla andare a casa in licenza perché potesse tenergli un po' compagnia e raccontargli le puntate che non riusciva più a vedere bene. La bestia alla fine acconsentì, ma la pregò di tornare dopo una settimana, altrimenti sarebbe morto di fame di dolore. Il giorno seguente, al risveglio, Bolla si ritrovò in camera sua nella casa del padre (non che fosse morta), che la accolse con gran Gioia (che era tra le riviste del baule), meravigliandosi che la figlia fosse ancora viva nonostante fosse ingrassata ancora; sapeva bene che, ancor prima di andare a vivere all'ingrasso al castellogrill™, Bolla aveva già grossi problemi circolatori, di insufficienza epatica e di colesterolo alto. Le due sorelle, sposate a famosi calzolai e cacciatori (a dei calciatori?) ma tutt'altro che felici, invidiarono non poco la fortuna della giovine, vedendola in carne e ossa (più in carne che in ossa, a dire il vero) e per di più agghindata così sontuosamente da sembrare un enorme rotolone regina. Così cominciarono a tramar vendetta: costrinsero Bolla a dieta rigorosa e ginnastica. Trascorsa una settimana, le chiesero di restare qualche giorno in più, in cambio di una pastina-crema-e-fragole™. Per via della fame, Bolla acconsentì, ma cominciò ben presto a sentirsi in colpa per aver infranto la sua promessa con la bestia e per aver interrotto la sua dieta, e corse in bagno a vomitare.

Così, dopo circa un mesetto, ritornò al castello, dove trovò la bestia agonizzante di dolore, con forti crampi allo stomaco per via della fame. Per tutto il mese, infatti, la bestia, sempre più smaniosa di papparsi Bolla, aveva mangiato esageratamente poco, per non guastarsi l'appetito, e si era ridotta in fin di vita. La bestia stava letteralmente morendo di fame. Bolla pregò la bestia di non morire, non perché fosse pagana, ma perché, come detto, voleva sposarlo. Bolla, dopo la dieta forzata, era dimagrita ed era passata da «bolla» a «bella come una principessa» (da calendario Pirelli) ed infatti, non appena la vide, la bestia s'innamorò perdutamente di lei, ricambiando i sentimenti d'amore della giovine. Improvvisamente la bestia sparì e al suo posto comparve un bellissimo cuoco francese, che in francese si dice le coq française, a cui una strega alla quale in passato aveva inconsapevolmente servito una «'mpepata e cozze» andate a male (durante una puntata di Biohaz@rd Chef), per punizione gli aveva fatto un terribile incantesimo, provocandogli dapprima il classico colpo della strega e poi trasformandolo in quell'orribile mostro che Bolla aveva conosciuto e amato per via che le piacciono tanto gli animaletti. La maledizione si sarebbe spezzata o perlomeno si sarebbe fatta molto male solo quando una (bella) donna avesse voluto sposarlo (di sua spontanea volontà, naturalmente). Bolla e il cuoco francese (che era anche un principe, ma questo fatto è di secondaria importanza) aprirono una catena di ristoranti Sushi all-you-can-eat nella rinomata località francese di Rimini, situata vicino a Boulogne sur Mer, dove vissero felici per il resto della loro vita insieme al padre della giovine (che continuò a fornir loro insalata riccia), mentre le due malvagie sorelle, divorziate, prima presero i voti (la prima sette, la seconda sei meno meno) e poi si chiusero in un convento, diventando così sorelle-sorelle e assumendo i nomi di Suor Passata e Suor Dina.

Larga la foglia, stretto il litorale,
viver con le bestie non è poi tanto male!


Stay approved!

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