mercoledì 25 maggio 2016

Pollicinico - seconda parte.


Scialve a tutti!
Come promesso (o minacciato, non ricordiamo bene) ecco a voi tutti audaci fruitori di questo inutile blog la seconda parte del nuovo, bellissimo, adorabile, magnifico, incantevole, indimenticabile, inimitabile, apollineo, un po' bruttino in verità, racconto di mamma BCO, intitolato: Pollicinico!

Pollicinico - seconda parte.
Liberamente tatto (il dado) dalla arcinota fiaba per ragazzi Pollicino dei Fratelli Grimm, che comunque si dissociano.

Riassunto della puntata precedente:
Pollicinico, piccolo cinico (nato da Marito e Moglie) non più grande di un pollice (da cui il nome), dopo aver condotto (alla pazzia) un cavallo viene venduto a due simpatici truffatori che finiscono però truffati.

Pollicinico dormiva profondamente presso il guscio di lumaca, quando un brusio di voci lo svegliò.
Due ladri che facevano due passi si erano fermati a due passi da lui.
Uno di loro diceva all'altro di loro:
"Come potremo rubare l'oro a questo ricco prete?"
"Vi dirò io come fare!" gridò molto forte, come di consueto, il Pollicinico.
Ai due ladroni venne un principio di infarto!
"Del resto prima o poi di qualcosa si deve pur morire!" disse Pollicinico ai due malandrini, che nel contempo si stavano leggermente riprendendo, ed aggiunse:
"Portatemi con voi e io (forse) vi aiuterò. Abbassate gli occhi, sono qui vicino.".
"Come? Sei tu, piccolo diavoletto, che pretendi d'aiutarci?" dissero i due ladroni all'unisono scoppiando a ridere.
E risero così forte da provocarsi un secondo principio d'infarto!
"Io scivolo con facilità ed eleganza tra le sbarre della camera del prete..." spiegò Pollicinico con in mano il defibrillatore:
"...e poi, una volta entrato, vi passo tutto quello che volete." aggiunse, e per dimostrar di cosa era capace passò loro l'Herpes.
"Tu non sei uno stupido. Tu si proprio nu strun..." disse uno dei due uomini collocando Pollicinico con le sue piccole gambe, in spalla.
"Al contrario di voi, direi, che parlate di come commettere delitti senza accertarvi che qualcuno vi possa sentire!" rispose prontamente Pollocinico, urlando all'orecchio del delinquente.
"Che la fortuna ci assista, ma affrettiamoci perché si sta alzando la luna." disse infine il ladrone alzando gli occhi al cielo (e mica per guardare la luna).

Arrivati al presbiterio, Pollicinico vi entrò e lì si mise come un sol ometto a strillare come un gabbiano:
"VOLETE TUTTI I LUIGI D'ORO E I LINGOTTI D'ARGENTO?".
Stupiti e già con la mano sul cuore i ladri lo supplicarono immediatamente di parlare a voce bassa, perché un tal chiasso rischiava di svegliare il prete che era appunto originario di Chiasso.
Ma Pollicinico fece orecchie da mercante in fiera ai consigli dei due banditi ed aiutandosi con un megafono gridò loro:
"DECIDETEVI PERDIANA! I QUADRI E L'ARGENTERIA VI INTERESSANO O NO?".
La cuoca del ricco prete, la quale aveva il sonno leggero e l'alito pesante, udendo quel baccano, scese dal letto, accese la candela (senza dire buonasera) premendo l'interruttore e si precipitò inciampando e cadendo rovinosamente in direzione dell'ufficio.
Quando entrò (imprecando) nella stanza la trovò deserta e ai confini del mare.
I ladri, spaventati e con un pacemaker rinforzato, erano faticosamente fuggiti da sotto la finestra, mentre Pollicinico, tutto tranquillo, si era rifugiato in una mangiatoia del granaio lì vicino, sistemandosi proprio tra il bue e l'asinello.
La brava donna, rassicurata alla vista di quell'improvvisato presepe, credendo di stare sognando, tornò tosta e tostata (aveva sbattuto anche contro la stufa) a dormire canticchiando:
"So this is Christmas and what have you done...".

Al mattino, all'alba chiara, la serva, fresca come l'aria e incaricata di dar da mangiare alle bestie, s'impossessò di una bracciata di fieno greco per nutrire le mucche italiane. Quella che aveva il vitellone alla mammella si gettò avidamente sulla mangiatoia e... Hop! Pollicinico, svegliatosi, fu masticato e precipitato fino in fondo ad uno dei quattro nauseabondi stomaci (yuk!) del ruminante che ingurgitava grosse quantità di quell'erba essiccata in modo particolare, raccolta e immagazzinata ai fini di alimentare determinati animali, in particolare bovini, equini, caprini, ovini e tossicodipendenti.
"Oh donna nata solo per fare la serva io ti dico: basta fieno, basta erba! Soffoco!" gridò Pollicinico che aggiunse:
"In vita mia mai avrei pensato di dire: «basta erba!»...".
Presa da gran spavento nel sentire la mucca parlare in italiano meglio di lei, la povera serva (perché il padrone non la pagava abbastanza) cadde riversa chiamando il prete al pronto soccorso.
"Mio bravo e pio-pio-pio padrone, la nostra muu-muu-mucca parla qua-qua-quasi come un cri-cri-cristiano!" balbettò la brava donna, imitando tutto il mondo animale.
"Vediamo, figlia mia, voi sognate!" gridò stupito il prete alzando la sottana nella stalla tutta sporca.
Ma la voce risuonò di nuovo:
"Abbassate quella sottana, per l'amor del cielo! Quello che vedo è orribile!" urlò ancora Pollicinico e in effetti le calze a rete trattenute da quel reggicalze rosso amaranto all'anziano padre non donavano granché.
Il pio uomo cosparse così abbondantemente di benzina santa la stalla, la mucca e la serva e poi diede fuoco al tutto.

Pollicinico aveva paura di morire soffocato.
La stalla, la cuoca e la povera mucca furono dunque sacrificate e lo stomaco (quello dei quattro occupato dal Pollicinico) dell'italica vacca, a seguito di una violenta esplosione dovuta al metano ivi presente, fu gettato in un mucchio di detriti fumanti. Pollicinico soffrì molto cercando di uscire da quel ventre maleodorante; stava per respirare il suo primo sbuffo d'aria fresca, sennonché un lupo affamato che passava di là inghiottì lo stomaco della mucca ed il suo contenuto.
Ecco di nuovo il nostro sfortunato piccolo uomo chiamato cavallo in un diverso nascondiglio poco confortevole ed inoltre tutto buio (non che nello stomaco della mucca ci si vedesse un granché, comunque).
Pollicinico quindi mormorò:
"Caro lupo, nell'ultima via del villaggio c'è una casetta piccola così, con tante finestrelle colorate e una dispensa ben fornita. Quando arriva la notte entra dentro la magione dal tubo di scarico; potrai così riempirti la pancia a sazietà. In bocca al lupo!".
"Crepi!" rispose il lupo, perplesso.
"Questo lungo digiuno mi dà allucinazioni, infatti sento le voci... bah! Il consiglio non è poi così cattivo (a parte l'ultima parte), quindi seguiamolo." borbottò ruttando il lupo.
Il lupo, che coerentemente aveva una fame da lupi, seguì così bene il consiglio di Pollicinico che quando finalmente sazio volle andarsene il suo ventre troppo pieno gli impedì di passare nuovamente attraverso il tubo di scarico.
Era caduto in trappola!
Pollicinico si mise subito a gridare, mettendo in subbuglio la casa:
"Attenti al lupo! Attenti al lupo! Living togheter! Caro papà, ammazzate questo lupo che mi tiene prigioniero nella sua pancia!".
Ma la madre di Pollicinico, che fin dal principio avrebbe voluto un cane piuttosto che un figlio, convinse il Marito ad abbandonare Pollicinico e ad adottare invece il lupo, il quale accettò di buon grado di vivere con l'affiatata coppia, assumendo il ruolo di fedele cane da guardia.
E vissero tutti felici e contenti, tranne ovviamente Pollicinico.
"Finalmente qualcuno è riuscito a digerirlo!" disse Moglie, cinicamente... E tutti risero di gusto!

"Larga la foglia, alte le colline,
per il povero lupo finalmente un lieto fine!"

Stay stunk!

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