sabato 21 maggio 2016

Pollicinico - prima parte.


Scialve a tutti!
Quest'oggi TATA e BCO (meglio noti ai pescatori di beneficenza rispettivamente come Miss-Super-Fotografo™ e BCO, Il-ragazzo-meraviglia-banchiglia™) sono a pezzi a causa di continui cambi di programma che li costringono a cambiare programma continuamente anche quando guardano la televisione.
Pertanto, visto che lo avevamo pronto da un pezzetto, pubblichiamo un nuovo bellissimo, adorabile, magnifico, incantevole, indimenticabile, inimitabile, apollineo, così-così, racconto di mamma BCO, intitolato: Pollicinico!
Visto che TATA dice sempre che ogni racconto di mamma BCO è troppo lungo da leggere e reggere tutto in una botta (e si demoralizza tanto da voler andare al centro commerciale), questa volta mamma BCO ha deciso di giocare d'anticipo e di dividere il racconto di mamma BCO in due parti. Mamma BCO pubblicherà la seconda e ultima parte del racconto di mamma BCO nel prossimo post!

Pollicinico - prima parte.
Liberamente tatto (di biro) dalla famosa fiaba per ragazzi Pollicino dei Fratelli Grimm, che comunque ci hanno già querelato.

Troppo tempo fa, quando si filava ancora la lana ma la lana non si filava nessuno, nelle «champagne» vivevano due poveri contadini: Marito e Moglie. Si chiamavano proprio così: Marito e Moglie. Sebbene fossero molto poveri, desideravano moltissimo d'avere la villa al mare ed un figlio da mantenere.
"Pensa, Moglie mia" sospirava l'uomo:
"Come la casa sarebbe più allegrissima se ci tenesse compagnia vicino al fuoco un bel bambino!".
"Ahimè! Marito mio" rispose la moglie fermando il suo arcolaio che stava scappando da tutte le parti:
"Non sarebbe più semplice prendere un cane, a questo punto?".
Marito picchiò Moglie con un ceppo che ardeva nel camino, com'era d'uso a quei tempi.
Poi la moglie si riprese e riprese:
"Anche io sarei molto feliciccina di avere un bel bambino sul fuoco!" e proseguì, affamata:
"Anche se fosse molto piccolo, guarda, non più grande del mio pollice, l'accoglierei con grande affettato!".
La sera stessa si diedero alla pazza gioia e qualche mese dopo (presumibilmente nove), con grande felicità e grazie a un cesareo, nacque loro un figlio.
Era un bel pezzo di figliolo, nel senso che era di taglia piccolissima. Era così piccolo che per mettergli il pannolino occorreva utilizzare il microscopio elettronico. Nonostante fosse piccolo era comunque ben fatto e aveva anche una bella voce e un'intelligenza viva, che usava soprattutto per irridere il prossimo. Era anche molto abile nel manipolare le persone per far fare loro tutto quello che a lui piaceva. Tuttavia il ragazzo non crebbe più del pollice del padre. I suoi malcapitati genitori, anche se in un primo tempo si erano preoccupati, nel secondo tempo, subito dopo l'intervallo, si adattarono alla sua piccola statura e alle continue e ciniche frecciatine mortificanti, tanto da soprannominarlo «affettuosamente» Pollicinico.
Marito e Moglie vegliavano costantemente su questo piccolo uomo che avevano tanto ambiguamente desiderato affinché non gli mancasse nulla; non che lo volessero, sia chiaro, ma in qualche modo il piccolo Pollicinico riuscì a costringerli a fare ciò.
Un giorno suo padre, mentre si apprestava a partire e un po' morire per abbattere a fucilate alcuni alberi, sospirò:
"Se avessi almeno qualcuno alto e aitante che mi aiutasse a condurre la carretta e che poi mi stringesse con passione tra le sue forti braccia e...".
La carretta altro non era che la parte posteriore di un vecchio tram in disuso, riciclato come calesse trainato da un cavallo.
"Papà!" gridò Pollicinico proprio dentro l'orecchio del padre, giusto per infastidirlo:
"Visto che siete così debole e triste da non potere nemmeno lavorare come si deve, lasciatemi guidare questa schifosa carretta da solo!"
"Ma tu sei piccolo!" esclamò il padre, tentando di recuperare l'udito:
"Come potrai guidare il cavallo e tenere le redini?".
"Se anche sfasciassi questa vecchia carretta non avremmo che da guadagnarci! Comunque ho già un'idea!" gridò il piccolo uomo, questa volta nell'altro orecchio del padre, rendendolo così completamente sordo.

Pollicinico non sentiva ragioni mentre il padre non sentiva e basta e alla fine il pover'uomo diede il suo consenso scritto. Moglie attaccò quindi il cavallo alla carretta; il cavallo cercò in qualche modo di difendersi da quell'attacco improvviso ma alla fine anche lui s'attaccò al tram.
Il ragazzo, accasatosi nell'orecchio destro del cavallo, lo guidò come un vero delinquente stradale, fermandosi però agli incroci, giusto per irridere i poveri lavavetri.
Quando fu in vista della radura investì due stranieri che ivi chiacchieravano del più e del meno e cioè di algebra. Poiché udirono un vociare veramente fastidioso essi si voltarono così come si volta una pagina con su scritto: «C'era una volta».
"Hoo! Hoo! Hoo! Là! Là! Là! Merry Christmas! Stiamo per arrivare mio spompato e bolso Zeffiro! Meno male perché non ne potevo più!" gridò in quel momento Pollicinico nelle orecchie del cavallo che non ne poteva più nemmeno lui.
"Sangue di Bacco! Perbacco! Bacco, tabacco e Venere riducono l'uomo in cenere! Sto sognando!" disse quindi uno dei due e proseguì:
"Un mezzo tram chiamato desiderio che se ne va da solo trainato da un cavallo: si sente la voce del guidatore e non si vede nessuno.".
"Seguiamolo! Non c'è dubbio che si tratta di qualche fantastica trovata pubblicitaria!".
Il pesante veicolo si fermò di colpolo, sbattendo violentemente contro la catasta di legna.
Davanti agli occhi dei due curiosi incuriositi, il contadino s'avvicinò al cavallo e gli tolse dall'orecchio un bel po' di cerume, una pulce che si era infilata lì ed infine il minuscolo omino che, tutto vispo come un rospo, venne(!) a sedersi su un fuscello di paglia a qualche centimetro dai due uomini.
Nel vedere questo personaggio in miniatura così audace e pieno di risorse, anche se stranamente irritante, i due uomini ne rimasero colpiti; anche perché Pollicinico aveva cominciato a prenderli a sassate.
Alla fine uno dei due s'avvicinò al contadino e con fare sexy gli disse:
"Bell'uomo, vendeteci vostro figlio. Gli faremo guadagnare una fortuna facendolo vedere, completamente nudo, nelle fiere dei grandi villaggi turistici.".
"Vendere il mio caro figlioletto? Non se ne parla nemmeno!" rispose indignato il contadino che però avrebbe voluto farlo.

Ma Pollicinico, approfittando della distrazione dei due compari, occupati a contare i loro scudi di Captain America, disse a Marito (sempre urlando nel solito orecchio):
"Papà sei scemo? Accetta il denaro di questi due furfanti che vogliono solo sfruttarmi! Io scapperò, mi prenderò tutti i loro soldi (pure il loro bancomat) e tornerò prestissimo, te lo prometto!" disse appunto con un tono a metà tra lo scongiuro e la minaccia.
"Fai pure con comodo!" rispose quindi il brav'uomo che con il cuore un po' grosso per via di una deformazione congenita della valvola mitrale, lo vendette quindi per soli centonovantanove bei scudi d'oro e novantanove centesimi al dinamico duo. Curiosamente, sia lui che la di lui consorte non avvertirono alcun senso di colpa.

Rapidamente Pollicinico saltò sulla falda del vestito di uno dei due compari, stappandola. S'arrampicò poi sulla sua spalla, scucendo la manica, ed infine s'installò sul bordo del suo cappello, sempre urlando come una scimmia. Così facendo e grazie anche alle sue scarpine sporche di fango e sterco di cavallo, Pollicinico era così riuscito a rovinare un completo Armani nuovo di pacca.
"Meglio così!... Tanto si vedeva benissimo che era un falso fatto in Cina!" disse Pollicinico al compare che purtroppo dovette ingoiare il rospo non potendo proprio smentire.
Camminarono così in tondo tutta la giornata e allorquando arrivarono al bordo di un campo appena mietuto, Pollicinico all'improvviso gridò nell'orecchio del compare:
"Lasciatemi scendere a terra, spilungone che non siete altro! Vedo laggiù un coniglio selvatico preso al laccio, con il quale potremo fare un buon pranzo. Tanto ormai è comunque spacciato. Ve lo mostrerò." e così facendo cominciò a slacciarsi i pantaloni.
Allettato e senza alcun sospetto(!), l'uomo posò Pollicinico a terra.
Agile come un'anguilla con l'artrosi, Pollicinico si infilò, a mo' di supposta, nel buco di un topo campagnolo gridando:
"Buona sera signori e buon viaggio, ma senza di me (e dei vostri soldi)."
Furiosi i due uomini se ne partirono imprecando, senza soldi e senza coniglio. Anche il topo imprecò, ma per il dolore. Pollicinico decise pertanto di attendere l'alba al riparo di un guscio vuoto di lumaca. In realtà il guscio di lumaca era abitato in principio, ma Pollicinico riuscì a indurre la padrona di casa -in qualche modo- a lasciare lentamente la propria dimora per andare da qualche parte a suicidarsi.

Fine prima parte.

Stay sprung!

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