sabato 12 marzo 2016

La fiaba dell'accendino magico.


Scialve a tutti!
TATA e BCO (meglio noti ai paparazzi rispettivamente come Miss-Super-Fotografo™ e BCO, Il-ragazzo-meraviglia-porpora-cocciniglia™) sono un po' meno stanchi del solito ma comunque stufi e quindi vi beccate una delle solite cavolate-di-fiaba™ realizzate dal BCO.

L'accendino magico.

Scritta e qualche modo diretta da Hansia (BCO) Andersenno che ha trovato l'originale (almeno credo) di H.C. Andersen qua: www.letturegiovani.it.

Un soldato marciava e non marciva gaiamente verso il suo villaggio: uno, due! Un, due,tre! Un, due,tre!
A suon di valzer, con lo zaino in spalla e una sciabola piantata nel fianco, ritornava da una partita di Risiko. Improvvisamente incontrò una strega molto vecchia e molto brutta.
"Buongiorno, soldato" gli disse e aggiunse:
"Hai una gran bella sciabola, ma il tuo zaino sembra vuoto. Ti piacerebbe possedere..."
A quella pausa il soldato rabbrividì di terrore!
"...molti soldi?" riprese la stregaccia.
"Si, certo!" rispose il soldato tirando contemporaneamente un sospiro di sollievo.
"Bene, allora scendi dai miei piedi!" disse infastidita la strega che portava un cinquantatré.
"Calati nel tronco cavo di questo albero. Prima però ti attaccherò una corda intorno alla vita, per farti poi risalire quando me lo domanderai!" continuò la strega.
"Che cosa troverò in questo grosso albero?" domandò il giovane soldatino di piombo.
"Soldi, soldato! Più soldi di quanto tu possa immaginare!" disse la strega.
"Guarda, ragazza, che io di soldi me ne immagino un bel po'!" rispose il solodato.
"Li avrai!" disse lei.
"Un bel po'?" disse lui.
"Sì!" lei.
"D'accordo" lui.
"Quando sarai caduto completamente in disgrazia e avrai toccato il fondo dell'albero, vedrai una galleria illuminata da un centinaio di lampade a basso consumo energetico. Sulla sinistra troverai tre porte: una di paglia, una di legno e una di mattoni. Ciascuna porta apre una stanza a caso. Nella prima stanza vedrai una FIAT 500, vecchio modello. Sul cofano dell'auto è seduto un cane con due occhiali scuri, grandi e piatti. Non averne paura perché sono occhiali da sole che mette solo per darsi un'aria da duro. Stendi per terra le mie mutande blu a quadri, afferra poi il cane e (se ci riesci) mettilo su di esse: come per incanto, resterà immobile (atterrito). Apri pure il cofano dell'auto e prendi tutti i soldi di rame che desideri. Se preferisci invece le monete d'argento, entra nella seconda stanza. Anche qui c'è una FIAT arancione, modello 127 stavolta, col cofano difeso da un cane con due occhiali scuri grandi e tondi come gli occhi di un gufo sui quali è stata instillata dell'atropina in gocce. Agisci come la prima volta e prendi tutti i soldi d'argento che desideri. Ma se vuoi l'oro, entra nella terza stanza...
"L'oro nella terza stanza... Capito..." la interruppe momentaneamente il soldato che stava prendendo appunti sul suo diario di Snoopy.
Riprese la vecchiaccia:
"Pure nella terza stanza troverai un cane con due occhiali da sole grandi e neri tanto da sembrare le ruote di un autoarticolato coi cerchioni cromati. Fai come prima e prendi tutte le monete d'oro che desideri."
"Certo che mi conviene molto!" mormorò il soldato:
"E voi cosa desiderate in cambio di queste ricchezze? E ancora, quante mutande blu a quadri possedete?"
"Riportami solamente l'accendino che mia madre ha dimenticato l'ultima volta che è scesa dentro l'albero." disse seccamente la strega armeggiando con la sottana.
Combattendo contro l'istinto di vomitare, il soldato, che ancora si stava chiedendo come la madre di una vecchia megera -seppur strega- avesse potuto agevolmente calarsi dentro ad un albero cavo ed ivi perdervi un accendino, decise di stare comunque al gioco:
"D'accordo. Dammi le tue... mutande a quadri blu e attacca pure la corda intorno alla mia vita. Scenderò subito in fondo all'albero!" disse il giovanotto, con un rutto acido risoluto.
Le cose andarono come aveva detto la stregaccia: il soldato con la vita appesa a un filo si calò (ma senza impasticcarsi) dentro l'albero e trovò uno dopo l'altro i tre porcellin... cani spaventosi con i loro occhiali grandi e firmati. Si riempì le tasche di monete di rame, ma le svuotò subito dopo aver preso la scossa. Prese poi quelle d'argento ed infine arraffò come un sol uomo le monete d'oro di cui si riempì anche gli stivali e lo zaino. Si mise monete d'oro perfino in bocca.
Gonfio d'oro in bocca tanto che avrebbe potuto essere scambiato per Marlon Brando, il nostro soldato era ora cosi alto (per via delle monete negli stivali) e ricco da poter persino permettersi di comperare il comune di Pedesina (un comune italiano di 38 abitanti della provincia di Sondrio in Lombardia) se solo lo avesse voluto! Alla fine trovò pure l'accendino, lo prese, si ustionò le mani e dopo qualche lieve imprecazione chiamò la strega con il cellulare.
"Che cosa vuoi fare di questo accendino?" le domandò il gagliardo giovanotto quando fu issato e nuovamente sbattuto sulla strada.
"Sei troppo curioso, bel soldato! Accontentati dell'oro che hai!" ammiccò la strega, denudandosi contemporaneamente la spalla sinistra con fare sexy (e un po' sinistro)! Un camionista la vide, accostò, se la caricò nel camion -come se niente fosse- e ripartì di gran corriera.
Il soldato, ammutolito e visibilmente sconvolto, si riprese a più riprese e finalmente notò e riprese l'accendino che la strega aveva abbandonato là, in bella vista.
Con passo pesante, perché era molto carico, e con l'alito pesante, perché aveva ancora lo stomaco sottosopra, si diresse verso la città vicina dove alloggiò nel miglior albergo che incrociò lungo la strada: il Gugliel Motel. Là condusse una bella vita, circondato da cortigiani che lo adulavano e da cagnolini che lo ululavano. Un giorno sentì parlare dei pregi e della bellezza della principessa Giancarlo, figlia del re di Danimarca.
"Mi piacerebbe molto conoscerla!" sospirò il soldato.
"E' impossibile!" gli fu risposto dai cagnolini:
"La principessa Giancarlo vive rinchiusa in un castello di carte, circondato da Altamura (comune italiano della città metropolitana di Bari in Puglia). Nessuno può avvicinarsi. Il re la sorveglia gelosamente perché un mago gli ha predetto che sposerà un semplice soldato ed il re non vuole che sua figlia diventi la moglie del soldato!".
Per dimenticare questa delusione il giovane uscì con i suoi amici cani e sperperò molti soldi; tanto che, un giorno, non gliene rimase nemmeno uno. Lasciò l'albergo per andare a vivere in una povera mansarda di proprietà di una piccola sarda, una sardina diciamo, che era pure sorda. I suoi amichetti gli voltarono le spalle, ma lui fraintese. Una sera, volendo accendere la sua candela dicendo buonasera, usò l'accendino della strega. Nell'attimo stesso medesimo proprio in cui s'accese la scintilla, apparve uno dei tre cani con gli occhiali grandi:
"Ordina, padrone! Io forse ti servirò!" gli disse, e proseguì abbaiando (dicendo):
"E i miei compagni sono anch'essi pronti forse ad auuubbidirti."
Il sagace soldato capì che l'accendino era magico e chiese alcune monete d'oro. In questo modo ridiventò presto ricco e ululato. Tuttavia era triste, perché era innamorato segretamente della principessa Giancarlo.
Una notte, ululando pure lui ma con tono disperato, incaricò uno dei cani di portargli la principessa. Era così bella a vedersi così profondamente addormentata dentro le fauci dell'animale che il soldato le diede un bacio. Ma si sbagliò e baciò il cane. Il cane, già un po' innamorato, la riportò poi al castello. Il giorno dopo la principessa raccontò ai genitori sovrani che regnano sovrani ciò che credeva fosse stato un sogno, abbastanza stupido a dire il vero visto che il soldato le era sembrato un po' basso per appartenere alle truppe d'assalto. Diffidente tanto da guadagnarsi il soprannome di «Re-pellente», il re, al grido di: «C'è del marcio in Danimarca!» la fece seguire dalle sue ancelle Orazio e Marcello per vedere dove quel fiore di principessa andasse a fare la bella di notte. Il cane però, al volante della sua auto, riuscì a far perdere le tracce. Allora la regina, conosciuta da tutti semplicemente come «Gina», fece cucire nei vestiti di sua figlia un taschino, forato all'estremità e ripieno di venti chili di caffè macinato. Così, quando il cane, la notte seguente, portò faticosamente via la principessa, la polvere di caffè cadde per terra indicando la strada che portava alla casa-del-caffè del soldato. Il giovanotto fu immediatamente costretto dalle guardie del re a giocare a «lo schiaffo del soldato», rimanendo «sotto» per molte ore. Poi venne infine congelato nella grafite e condannato a morire morto, di morte per impiccagione. Il giorno dell'esecuzione, moltissima gente si era riunita nella piazza perché non aveva niente di meglio da fare. I sovrani e i giudici, seduti sui loro troni di spade (cosiddetti perché erano proprio scomodi), troneggiavano facendo palco dall'alto di un palco, giudicando e sovraneggiando nel contempo. Due guardie svizzere del re, piene di buchi e armate di coltellini svizzeri, portarono al patibolo il condannato che, prima di morire, espresse l'ultimo desiderio: essere graziato. Ma i sovrani non caddero nell'astuto tranello del soldato e quindi il povero soldatino di piombo espresse il classico desiderio di fumare un'ultima volta la pipa; ciò gli fu concesso. Prese dalla tasca l'accendino magico e lo accese per tre volte, ustionandosi il pollice: i tre cani comparvero, feroci come mastini (non fa una piega), con i loro grandi occhiali neri e il taglio alla moicana. Con un balzo, balzarono sui sovrani e li fecero precipitare, assieme a Saruman, dall'alto della torre di Orthanc, sulla piazza ove si sfracellarono con grazia.
"Viva il piccolo soldato!" urlò la folla che detestava i sovrani tiranni galattici che facevano palco:
"Viva il nostro re!"
"Ehi! «Piccolo» a chi?!?" rispose in principio il soldato che poi però realizzò:
"Io... RE?!?"
Per la prima volta dopo tanto tempo non si sentiva respinto anche se «Re-spinto»...
Il soldato, divenuto così re con il soprannome di «Re-nato», sposò la principessa Giancarlo e furono felici per moltissimi anni, ben protetti dai soliti tre cani dai grandi occhiali scuri, che portavano per via della congiuntivite.

Larga la foglia, freddo nei Balcani,
Le fiabe di BCO son scritte da cani!


Ende.

Frase celebre del giorno:
Fa' in modo che invece che compassione, ti portino rispetto!
Mike Tyson di Calcutta

Provebio del giorno:
A maiali estremi, estremi prosciutti!

Stay announced!

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