mercoledì 28 ottobre 2015

La Scoregina delle nevi.


Scialve a tutti!
Era un po' che il-solerte-duo™ BCO e TATA, meglio conosciuti come il-solerte-duo™ TATA e BCO (che poi è la stessa cosa), non pubblicava un bel racconto di Mamma BCO.
Per essere precisi, era un po' che il-solerte-duo™ BCO e TATA, meglio conosciuti come il-solerte-duo™ TATA e BCO (che poi è la stessa cosa), non pubblicava un bel racconto di Mamma BCO.
Ed ecco perché il-solerte-duo™ BCO e TATA, meglio conosciuti come il-solerte-duo™ TATA e BCO (che poi è la stessa cosa), ha seciso di pubblicare una bella fiaba di Mamma BCO!
La fiaba di oggi si intitola L'amore è il miglior antigelo del mondo, meglio nota come La Scoregina delle nevi.

La Scoregina delle nevi.
Riduzione un po' così (è proprio ridotta male) di BCO e TATA di una bellissima fiaba (anche se piuttosto lunghetta) di H. C. Andersen.
Il testo dal quale siamo partiti è stato attratto con l'inganno da: http://www.letturegiovani.it/andersen/regina_delle_nevi.htm

Tanto, tanto, ma tempo fa, in una galassia lontana lontana, c'erano un bel bambino chiamato Kayak, per via di quella strana protuberanza incurvata a mo' di banana che si palesava nei suoi pantaloni, e una bambina in verità molto brutta chiamata Gerda perché -fotuna sua- l'impiegato all'anagrafe quella volta s'era sbagliato nel trascrivere la "M". I due ragazzi, uno bello rosa, l'altra un po' più abbronzata, vivevano Porta a Porta, assieme a Bruno Vespa, e si volevano molto bene. Più o meno.
Fra le due case c'era un piccolo giardino di circa cinquanta ettari nel quale i due fanciulli erano soliti dibattere di vestiti, piumini, borse, rossetti, sciarpe e berretti di lana, ciglia finte e altri accessori alla moda, per tutta l'estate, tra i bellissimi fiori colorati e le verzure dell'orto. Il fiore preferito di Gerda era lo zucchino (Gerda non capiva molto di fiori) e lei aveva perfino inventato una (noiosa) poesia dedicata al Kayak e allo zucchino:
«Come il concime sta sullo zucchino, Gerda al Kayak starà sempre vicino!».
Durante l'inverno, sedevano bolliti dentro alla stufa ad ascoltare le storie che la nonna di Kayak narrava di quando era al militare e coi suoi compagni di caserma parlava della perfida Scoregina delle Nevi:
«Vola, si tuffa dalle stelle giù in picchiata (se sei il nemico, trema è già finita), avvolta nella grandine e ricopre i campi di neve. Paralizza i fiori minacciandoli con una pistola e con la stessa "fredda" i fiumi. Il suo quore (la povera vecchina era analfabeta) è di plastica per via di un trapianto finito male e vorrebbe che anche quello degli altri fosse sotto ghiaccio come il suo. Inoltre soffre di areofagia, da cui l'appelativo di "Scoregina"...».
Una sera, mentre la nonna parlava, parlava e parlava come di consueto senza che nessuno l'ascoltasse, il vento fischiava "yankee doodle" intorno alla casa e una finestra a caso si aprì rivelando al mondo i suoi sentimenti. Una folata di chicchi ricchi di grandine grossi come palloni da rugby colpì Kayak al viso, tramortendolo e una scheggia di ghiaccio gli entrò giusta giusta in un occhio e gli arrivò giù e giù fino al cu... al cuore.
Appena ripresi i sensi, lì per lì (cioè "lì" al quadrato) Kayak dette un grido di dolore, tanto forte che lo registrarono pure i sismografi di Sidney. Ma pochi momenti dopo stava ridendo (istericamente) di nuovo. E Gerda, che era abituata alle stranezze del suo superdotato amico, non ci pensò più.
Il giorno dopo, Kayak stava andando a giocare nella piazza del paese con gli altri ragazzi a chi ce l'ha più lungo. Lo slittino, s'intende.
«Posso venire anch'io?» gli chiese Gerda, ambiguamente. Ma Kayak si rivoltò con uno scatto e brandendo minaccioso la sua macchinetta Polaroid ancora puntata verso la ragazza, disse:
«No davvero! Sei solo una stupida ragazzina di Gerda!»
Gerda rimase molto ferita da queste parole e pure alle mani, che si erano tagliate con i denti di Kayak quando lo aveva pestato a sangue per rappresaglia (il tipico "morso del pugile"). Ma come poteva sapere che la scheggia penetrata nel cu... cuore(!) di Kayak glielo aveva reso duro come il ghiaccio? Il cuore, s'intende.
Uno dei giuochi favoriti dai ragazzi era quello di agganciare i propri slittini ai SUV dei contadini e farsi così trascinare sulla neve. Ma quel giorno, sulla piazza, c'era una grossa slitta rossa, carica di doni e del suo corpulento conducente: una figura ammantata di rosso e dalla folta barba bianca.
«Questo è meglio dei SUV dei contadini», pensò Kayak e agganciò la sua parte anteriore (dello slittino modello "overboard", s'intende) al posteriore della slitta bianca (s'intende).
La slitta si mosse, sempre più veloce finché, raggiunte le ottantotto miglia orarie, Kayak cominciò a spaventarsi delle luci lampeggianti che lo avvolgevano e della scia di fuoco che cominciavano a lasciarsi alle spalle. Voleva sganciarsi, ma l'eccitazione era tale che non riusciva a manovrare la sua parte anteriore. Correvano sempre più lontano, oltre i confini del paese, volando nel vento e cantando:
«la lontananza sai, è come il vento...»[Modugno, 1970]!
«Doc! Doc!» gridava Kayak, ma nessuno lo sentiva. Filarono via per ore, poi all'improvviso la slitta si fermò e Kayak, per inerzia, sbattè 'a capa contro di essa tanto forte che i concittadini dell'ormai distante paese credevano che l'orologio in piazza avesse battuto la mezza. Il conducente si alzò in piedi. La figura che si levò era tutt'altro che corpulenta, in realtà. Era una donna alta e sottile, con folti baffi neri e vestita tutta di neve e oro e con un vezzoso mantello porpora, bordato d'ermellino. Kayak lo riconobbe subito: era Freddy Mercury! Poi osservò un po' meglio e la riconobbe (non proprio subito, quindi): era la Scoregina delle Nevi! La Scoregina mise Kayak sulla slitta, nel portasci vicino a lei, e lo avviluppò tutto nel suo mantello, soffocandolo.
«Tu hai freddo», disse e lo baciò in fronte, con la lingua.
Il suo bacio era come il rock che ti morde col suo swing, oltre ad essere freddo come il ghiaccio, ma lui -stranamente- non sentì più freddo. Alla seconda leccata, però, si sentì più come un ghiacciolo.
La guardava e pensava che nessuna al mondo fosse più bella della Scoregina delle Nevi (evidentemente i gas intestinali che circolavano di dentro al mantello cominciavano a sortire il loro tragico effetto).
Era stata proprio lei, la Scoregina, a mandare il vento(sic!) al grido di: «Io sono il vento, sono la furia che passa e che porta con sé!»[Arturo Testa, secondo al Festival di Sanremo del 1959] che aveva fatto entrare il ghiacciolo al tamarindo nel cu...ore di Kayak, che ora era un blocco di ghiaccio alla menta ma soprattutto aveva due emorroidi gonfie così. Kayak aveva già dimenticato Gerda, la nonna, la minestra sul fuoco, il codice bancomant, alcune cambiali in scadenza e le chiavi di casa. Ma non ne fu particolarmente turbato, anzi...
Gerda pianse amaramente quando Kayak non tornò a casa. Anche perché lo sapeva solo lui, il codice del bancomat. Tutti dicevano che era sicuramente morto, sepolto chissà dove nella neve. E, da bravi contadini, tutti si chiedevano se la primavera successiva sarebbe magari spuntato qualcosa.
Gerda aspettò tutto l'inverno in piedi sulla porta, senza mangiare né bere, ma Kayak non tornò. Alla fine, arrivò la primavera e Gerda -esausta- ricevette in dono (da chi non si sa) un paio di scarpette grosse. Se le mise e andò faticosamente fino al fiume. Kayak, tenendo fede al suo nome, amava infatti pagaiare tra le onde del grande fiume.
«Avete visto il mio amico Kayak?» chiese alle onde. «No!» risposero le onde: «È un pezzo che non andiamo al cinema!».
Chiarito il malinteso, Gerda riformulò la domanda e aggiunse: «Vi darò le mie scarpette grosse se mi dite dov'è.»
Le onde annuirono con le loro creste spumeggianti. Gerda, chiedendosi in quale modo delle onde potessero annuire, montò su una piccola barca fatta di pongo attraccata fra le canne (illegali!), e lanciò le scarpe nell'acqua più lontano che poté, centrando in pieno un brutto anatroppolo che andò a fondo, assieme alle vistose calzature, al grido di «Glug! Glug! Glug!».
In quel mentre, la barca di pongo si allontanò dalla riva e cominciò a correre lungo il fiume. Gerda, come Kayak, tenendo fede al suo nome se la fece letteralmente sotto, ma non osava saltar giù (qualche passante avrebbe potuto accorgersi del malfatto).
«Forse la barca mi porterà da Kayak», pensò. E pensando all'involontario gioco di parole, si mise a ridere per non piangere.
La barca di pongo trascinò Gerda giù lungo il fiume, fino a una casetta di marzapane, col tetto fatto di biscotti, attorniata da alcuni ciliegi caramellati e, poco più in là, da una latrina di cioccolata.
Una strana vecchia signora, di nome Manolo, dalla pelle verde, vestita come Lady Gaga e con un gran cappello in testa, uscì dalla casetta e con il suo lungo... bastone ricurvo agganciò la barchetta e la tirò in secco.
«Povera bambina.», disse a Gerda e dopo averla guardata bene, ribadì: «Povera bambina!», questa volta scuotendo enfaticamente la testa.
«Come mai stavi navigando raminga sul pongo tutta sola per il mondo?».
Gerda raccontò la sua storia alla vecchia signora che si addormentò. Quando, dopo circa tre giorni, la vecchia signora si ridestò, probabilmente per la fame, Gerda le chiese se per caso avesse visto Kayak.
«Ancora non l'ho visto, cara, ma sono sicura, sulla base della tua descrizione, che verrà molto presto.» rispose ambiguamente la vecchiaccia; la portò in casa e le offrì delle ciliege caramellate ed una mousse di cioccolata. E mentre Gerda osservava quella mousse con sospetto, la vecchia signora le pettinava i capelli in modo da nascondere, almeno in parte, l'orrenda faccia della bimba.
Ora, dovete sapere che in verità la vecchia signora era una maga conosciuta ai più come Lady Maga, che si sentiva molto sola, e perciò desiderava tenere Gerda con se, visto che la piccola somigliava come una goccia d'acqua a un carlino. E con il suo pettine magico aveva cancellato tutti in nodi che erano venuti al pettine, l'alopecia della bimba e infine i suoi ricordi, perfino quello -veramente grosso- di Kayak!
I giorni passavano e Gerda giocava nel giardino dei ciliegi, abbaiando ai gatti e ai porcospini. Ma, una mattina di sole, mentre girellava tra i fiori del giardino, vide un cespuglio pieno di zucchini. Istintivamente, Gerda baciò gli zucchini con trasporto e stranamente si ricordò immediatamente di Kayak.
«Sono rimasta qui troppo a lungo!» gridò, e la sua faccia disturbò una grossa cornacchia nera che gracchiò:
«Ma che cra?!?... Che succede ragazzina?».
«Devo trovare il mio amico Kayak. L'hai forse visto?».
«No!» rispose la cornacchia: «È un pezzo che non vado al cinema!».
E di nuovo Gerda dovette palesare.
«Un ragazzo è passato di qui la settimana scorsa. Ha fatto innamorare di sé una principessa e ora è principesso anche lui. Vivono in un bel palazzo non lontano da qui.» disse la cornacchia.
«Oh, sarei proprio felice per Kayak se fosse diventato un principesso», rise Gerda, digrignando i denti e con lo sguardo omicida:
«Puoi mostrarmi la strada per raggiungerlo?».
E la cornacchia, terrorizzata, accompagnò Gerda fino al palazzo. Poi si appollaiò sulla sua spalla e insieme salirono su una lunga scala buia, arrivando trafelati nella camera del principe.
Gerda, che sembrava Brandon Lee ne Il corvo -però dopo l'incidente- guardò il principe addormentato e scoppiò in lacrime:
«Ma non è Kayak! Dovrò continuare a cercarlo e sono così stanca!»
Il suo pianto svegliò il giovane principesso, che si chiamava Werther, e la giovane principessa, che si chiamava Italia, i quali ebbero quasi un infarto alla vista di una fanciulla sudata, spettinata e con la faccia da carlino, in lacrime, ai piedi del loro letto e con una cornacchia sulla spalla, per di più. Ma, defibrillatore alla mano, il dolorante giovane Werther e la giovine Italia in qualche modo si ripresero e, ascoltata ch'ebbero la sua storia, scossero la testa in coro. Molto comprensivi, i giovani principessi schiaffeggiarono Gerda con un ferro da stiro; poi, mossi da pietà decisero di darle una mano, anzi due, e la schiaffeggiarono nuovamente. Effettivamente con la faccia gonfia come una mongolfiera la piccola Gerda faceva un po' meno impressione.
«Ti darò il mio vestito più bello per rallegrarti» disse la principessa nel disperato tentativo di migliorare almeno un po' il look della bambina.
«E io ti darò il mio cocchio d'oro» disse con un fortunato refuso il principe, «così potrai viaggiare più velocemente e trovare al più presto il tuo amico.».
Con la carrozza a forma di cozza (altro refuso) del principe, Gerda, anziché infilare una comoda autostrada come buonsenso detterebbe, si avventurò invece in una cupa foresta, ma la vettura dorata riluceva troppo fra gli alberi e dei banditi la videro.
«È un cocchio, cozza! Una cocchio!» dissero in coro.
E poi, guardando meglio, gridarono:
«È un cocchio d'oro, cozza! Oro!».
E poi, guardando ancora meglio, gridarono:
«Ma perché cocchio c'è un cane alla guida?».
E, con dieci decimi di vista, al primo crocicchio la circondarono.
I due ladroni, uno alla destra e uno alla sinistra del crocicchio, tirarono giù Gerda dalla carrozza e la portarono nel loro covo di pirati (avevano le idee un po' confuse). Sulla soglia c'era una bambina dagli occhi neri che era la figlia del capo dei banditi.
Quando si resero conto che Gerda non era una ricca principessa e che non c'era niente da rubarle, decisero giustamente di ucciderla.
«Oh no, non lo fate!» gridò la figlia del bandito.
«Giocherà con me e io potrò indossare i suoi bei vestiti!» e aggiunse:
«Ho sempre desiderato avere un cane!».
Il capo dei banditi si sopraccigliò:
«Va bene, ma la terrò sotto chiave perché non scappi e non denunci il nostro nascondiglio.» e la mise sotto una enorme chiave di ottone, pesante molti chili.
Quella sera Gerda raccontò alla sua nuova amica la storia di Kayak. Mentre parlava, le colombe che stavano appollaiate sulle travi e una vecchia renna, sentirono tutto, perché non erano sorde.
Dopo un po' una delle colombe disse:
«Cuu, cuu!» e cagò in testa a Gerda.
Dopo un'altro po', l'altra colomba disse:
«Visto noi abbiamo il piccolo Kayak, perché orbe non siamo. Era sulla slitta della Scoregina delle Nevi e verso la Lapponia andava, ajooo.». E dissero così perché erano sarde.
«È vero», disse la renna cagando anche lei in testa a Gerda:
«Io ci sono nata in Lapponia, dove tutto scintilla di neve e di ghiaccio e la Scoregina ha il suo palazzo estivo e la sua fabbrica di giocattoili.».
«Devo andarci subito!» esclamò Gerda:
«Ora capisco perché Kayak è stato così duro quel giorno. Il suo apparato era già di ghiaccio.»
I ladroni che, loro malgrado, avevano anch'essi ascoltato la storia soporifera della bimba, giustamente dormivano; la figlia del capo scivolò furtivamente vicino al padre che russava sopraccigliato e gli rubò la chiave della porta (e una cinquantina di euro).
«Porta Gerda in Lapponia» disse alla renna:
«E aiutala a ritrovare Kayak.».
La renna era felicissima di tornare a casa sua e corse via per brughiere e paludi. Poi tornò indietro a prendere Gerda che, per via dell'eccitazione, avea dimenticato al nascondiglio dei banditi. Viaggiarono per diversi giorni e infine arrivarono nella gelida Lapponia. Faceva un freddo porco e dappertutto c'era ghiaccio, neve e immondizia lasciata da maleducati turisti.
«Guarda laggiù!» gridò Gerda. In lontananza, il palazzo estivo della Scoregina delle Nevi scintillava come una cascata di diamanti (donati dalla Russia con amore), mentre nuvole di gas ionizzate creavano meravigliose aurore polari.
Intanto, nel Palazzo, la Scoregina aveva fatto di Kayak il suo schiavo. Era una donna fredda, dispettosa e di nobili gas e lo costringeva a lucidare continuamente i grandi pavimenti gelati delle camere del palazzo al grido di: «Questo amore è una camera a gas!».
Kayak avrebbe pianto, se non fosse stato così maledettamente impegnato a trattenere il respiro. Poi un giorno la Scoregina delle Nevi dette a Kayak dei ghiaccioli all'amarena e gli disse:
«Se con questi riesci a formare la parola ETERNITÀ, può anche darsi che ti lasci libero.».
Poi volò via, gettosostentata.
Kayak, riamsto solo, perplesso, con lo sguardo assente e con i ghiaccioli all'amarena in mano sembrava il retro di una vecchia FIAT 500 pronta per la demolizione. Le sue mani erano livide dal gelo e anche un poco sozze a dire il vero, ma lui non sentiva freddo. Anzi, non sentiva proprio nulla, perché era mezzo svenuto per via della scia di puzza che aveva lasciata la Scoregina delle Nevi. Ripresosi alla bell'e meglio, stava ancora tentando di formare la parola ETERNITÀ con quei due Calippo, quando Gerda trovò la strada che conduceva al palazzo e alla grande sala ghiacciata.
«Kaiaaaaaaaaaak...» gridò mentre scivolava via sul pavimento, che era ghiacciato. Poi, dopo aver battuto 'a capa su una grande colonna di ghiaccio, ritrovato ch'ebbe un certo equilibrio raggiunse il Kayak. I concittadini del loro distante paese, nel frattempo, non capivano più che ora fosse.
«Kayak, finalmente ti ho trovato!» e, scambiandolo per GIG robot d'acciao, gli gettò le braccia al collo. Ma Kayak rimase impassibile.
«Chi sei? Che ci fai qui? Cosa vuoi da me? Qual è la superficie dell'Isola di Capraia? Vattene e non mi toccare.»
Ma Gerda non lo cagò di striscio. Malgrado gli sguardi ostili e nonostante fosse rimasta senza braccia continuò a stringerlo al collo piangendo lacrime di gioia. E mentre piangeva, le sue lacrime calde caddero negli affetti del Kayak... e sciolsero il ghiaccio del suo cu... cuore!
Kayak si ricordò subito di lei:
«Ma... Questa faccia di Gerda... Sei tu! Gerda!» disse cianotico in volto e con un filo di voce per via della Gerda che lo stava strangolando da ormai dieci minuti buoni. Finalmente Kayak rideva, istericamente, com'era solito fare.
Si abbracciarono e si baciarono e danzarono di gioia. Anche i pezzettini di ghiaccio danzavano e composero da soli la parola ETERNITÀ sul pavimento.
«Che culo!» gridò Kayak:
«Ora sono libero! La Scoregina delle Nevi non ha più potere su di me. Il fondo del mio cu...ore è di nuovo mio!»
Gerda guidò il Kayak (il suo amico, s'intende) dove la renna stava aspettando da ore con il motore acceso. In groppa a Gerda, la renna e Kayak fecero quindi il viaggio di ritorno. Giunsero infine nella città, dove ritrovarono le loro famiglie, i loro amici, i loro animali, le loro riviste di moda e i loro amati zucchini. Ma delle chiavi di casa nessuno, purtroppo, seppe dire dove fossero finite.
Ma ormai non erano più dei bambini: erano grandi. Gerda, grazie alla magia della pubertà, era diventata -finalmente- una graziosa fanciulla isterica e Kayak, grazie alla magia di Gerda, era diventato un po' "più grande" anche lui.
Ora non erano più solo amici: s'innamorarono, si sposarono poco tempo dopo e, pagata ch'ebbero la mora sulla cambiale scaduta, vissero finalmente felici e contenti, ricordando sempre gli amici che li avevano aiutati durante la loro grande avventura e chiedendosi di tanto in tanto quale fosse la superficie dell'Isola di Capraia.
E la Scoregina delle nevi?
Fu trovata morta, un po' dappertutto, uccisa da una esplosione di gas metano da lei stessa provocata dopo aver mangiato i fagioli piccanti alla John Wayne.

"Larga la foglia, stretta la via, ascolta il mio consiglio, in allegria: se hai meteorismo, la cosa è certa, non mangiare fagioli o finisce di Gerda!".

FIN.

In attesa dello speciale post di Halloween di sabato prossimo (sempre se ce la facciamo), concludiamo in bellezza (si fa per dire) con il proverbio del giorno:
"Chi s'accapiglia si tira i capelli."

Stay changed!


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