mercoledì 29 marzo 2017

10 cose da sapere nella vita (ma il perché si debba saperle non è dato saperlo!).


Oggi, siccome -come ribadiamo spesso in questo blog- il tempo è tiranno ed è sposato ad una regina capricciosa (che si chiama Margherita ed è una pizza) non perderemo tempo tirannico in lunghe quanto inutili introduzioni ma introdurremo velocemente e -speriamo- in modo indolore l'argomento del post di oggi, che è: “Cose da sapere nella vita (ma il perché si debba saperle non è dato saperlo!).”!
In pratica si tratta di discutibili lezioni di vita che però non si discutono. Buona lettura!

Parte prima.

1) Il duro lavoro paga sempre, ma ti guarda con occhi truci mentre lo fa.

2) La prima persona su cui dobbiamo contare siamo noi e infatti per imparare a contare usiamo le dita delle mani (talvolta anche dei piedi).

3) Moltissime persone che credevamo indispensabili riescono effettivamente ad entrare dentro a una dispensa.

4) Chi ci ama davvero c'è sempre ma di solito si trova da un'altra parte.

5) La vita è una sola e non bisogna sprecarla anche se purtroppo ci si rende conto di averla sprecata solo verso la fine.

6) Mai fidarsi di una persona che non ha il tuo stesso sangue, specialmente durante una trasfusione.

7) Non dire mai i tuoi segreti con un megafono.

8) Non spendere e spandere, a meno che tu non sia un miliardario incontinente.

9) Aspetta sempre il momento buono, soprattutto quando attraversi la strada.

10) Non importa quanto buona sia una persona, non si può mangiare!

Anche se quello che per Dante è l'inferno, per TATA è “Centro Commerciale”, please stay tuned!

sabato 25 marzo 2017

“Mr.Moneyed wants money!” il nuovo inutile retro-giuoco (stile anni ottanta) per MSX realizzato da BCO senza un valido motivo!


Scialve a tutti!
Siccome la TATA (a.k.a. Miss-Super-Fotografo, la super-eroina che tutti amano perché riesce a fare uno scatto pur rimanendo perfettamente immobile) è impegnata in una missione piuttosto delicata, oggi io-me che sono io e cioè il BCO prendo possessivamente possesso del post di oggi odierno per parlarvi di un giochino che feci “tanto per” ancora nel lontano(?) 2015 ed intitolato: “Mr.Moneyed wants money!”. In realtà la mia idea era solamente di prototipare un giuochino action-game che necessitasse di un solo bottone per giuocarvi e siccome avevo per le mani l'emulatore MSX mi sono detto: "Visto che voglio proprio prototipare un giuochino action-game che necessiti di un solo bottone per giuocarvi e siccome ho per le mani l'emulatore MSX quasi quasi mi dico di fare un giuochino action-game che necessiti di un solo bottone per giuocarvi utilizzando il linguaggio BASIC dell'MSX". Per chi non lo sapesse, l'MSX era... AH, non ci ho voglia... Son tropp pigr pe scriver tutt 'sta rob! Se volete saperne di più sullo standard MSX leggetevi questa simpatica (e molto interessante) pagina di Wikipedia:

https://it.wikipedia.org/wiki/Standard_MSX

...grazie!

Ma torniamo al giuoco... Il giuoco è un giuoco e funziona premendo un solo tasto come già detto... Ma passiamo alla trama (inutile)!

LA TRAMA
Mr.Moneyed è un riccaccio sfondato ma con l'epatite (infatti è tutto giallo) e non si stanca mai di correre da tutte le parti solo per raccogliere monete sparse in giro per il mondo ma per fortuna dei malvagi alieni(!?) cercheranno di mettere un freno alla sua brama di contante piazzando casualmente muri di mattoni lungo il suo frenetico cammino.

SCOPO DEL GIOCO
Scopo del gioco è raccogliere più monete possibili evitando di sbattere contro i malvagi muri alieni. Per evitare i muri basterà premere il tasto 'z' e Mr.Moneyed, che è un tipo preciso, cambierà direzione ruotando su se stesso (e contando solo su se stesso) con un angolo di 90° in senso orario. Di tanto in tanto apparirà una scopetta che, se raccolta, provvederà a cancellare tutti i muri presenti sul terreno di giuoco.

E visto che una immagine vale mille parole ho pensato: "figuriamoci che cagnara farà un intero video" e così ecco a voi un simpatico e per fortuna breve video esplicativo:



Potete trovare il codice sorgente di questo giochino sul sito (4)Seasons a questa pagina:

http://fourseasons.altervista.org/bttf/index.php?pagina=msx&numpag=1&lang=ita

E ora...

...

Frase celebre del giorno (cosa v'aspettavate?):
Un bacio, insomma, che cos'è mai un bacio? Un apostrofo rosa fra le parole "t'amo".
Un pesce all'esca

...e l'immancabile (perché se ne sta sempre in mezzo alla strada) proverbio del giorno:
I panini sporchi non si mangiano in famiglia.

Anche se BCO è visibilmente esaurito e fa per l'appunto cose senza senso, please stay tuned!

mercoledì 22 marzo 2017

Post indefinito (ma con strip faceta) n°3


A motivo di una condizione (cioè una tizia con una dizione favolosa) famigliare un po' sfavorevole il post di oggi verrà pubblicato in differita e con rito abbreviato, e anche un po' perché sappiamo che la vita è breve e prenderla in quel posto è un lampo!

Frase celebre del giorno:
Ho sempre desiderato tingermi i capelli d'un bel biondo dorato!
Tommaso Moro

Proverbio del giorno:
La lingua batte dove il dente vuole perché è prepodente.

Anche se hai trovato l'auto che cercavi ma non puoi permettertela, please stay tuned!

lunedì 20 marzo 2017

La giournata mondiale della felicità!


Oggi è la giornata mondiale della felicità, almeno così crediamo visto che è lunedì e fuori è brutto tempo...
Ad ogni modo felice (e coerente) giornata mondiale della felicità a tutti dai vostri affezionati BCO e TATA!!!

Anche se essere meravigliosi è un duro lavoro (ma qualcuno lo deve pur fare), please stay tuned!

domenica 19 marzo 2017

Post indefinito (ma con strip romantica) n°2


A cagione di un certo stato di cose (cioè di una nazione popolata da elettrodomestici) di carattere famigliare il post di oggi andrà on-line in differita e in forma abbreviata (e in ritardo di ben un giorno!), anche un po' per venire incontro alla vostra già fin troppo da noi abusata pazienza!

Frase celebre del giorno:
Grazie per aver creduto in me!
L'elefante rosa di Dumbo.

Proverbio del giorno:
Finché c'è vita c'è panza.

Anche se la primavera si avvicina affascinante e minacciosa con i suoi profumi ed i suoi pollini, please stay tuned!

mercoledì 15 marzo 2017

Post indefinito n°1


A causa di circostanze (cioè stanze di forma circolare piene di clown e acrobati) famigliari il post di oggi andrà in onda in differita e in forma ridotta, anche un po' per venire incontro al vostro tempo libero!

Manco a farlo apposta pubblichiamo due lettere (dell'alfabeto cirillico) per la rubrica: «La posta dei lettori dello Zibaldone di BCO e TATA»!

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La posta dei lettori dello Zibaldone di BCO e TATA

Gentile TATA,
Mi chiamo Mario Delfi, ho 24 anni e sono diventato un ammaestratore di plancton in una balena.
Scrivo per chiederLe un consiglio per il mio problema.
Da diversi giorni (ahimè!) nuoto assieme ai delfini ma in vasche separate. Cosa posso fare per rimediare?

Con infinita stima, vostro

Mario Delfi


Risposta

Gentile Mario Delfi,
Ha provato a raccomandare a quelle vasche un buon consulente matrimoniale?

Saluti.

TATA


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La posta dei lettori dello Zibaldone di BCO e TATA

Gentile BCO,
Mi chiamo Lina Scio e sono una insegnante di sci per sci ripetenti di 62 anni sabbatici.
Scrivo per chiederLe un consiglio per il mio problema.
Da quando sono nata (ahimè!) scalo montagne che poi vogliono anche la messa in piega. Cosa posso fare per rimediare?

Simpaticamente, vostra

Lina Scio


Risposta

Gentile Lina Scio,
Secondo me dovrebbe provare a scalare le montagne con un passamontagna e così come per magia tutto passerà.

Sternuti e saluti.

BCO


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Frase celebre del giorno:
Sono forte fino alla fine perché mangio cereali!
Braccio Di Farro

Proverbio del giorno:
Fidarsi è bene, non fiondarsi è meglio.

Anche se non abbiamo bisogno di un altro eroe, please stay Tina Turnered!

sabato 11 marzo 2017

Canerantola - parte III


Ecco a voi l'imprevedibile(?) finale di «Canerantola», il famosissimo(??) racconto di mamma BCO!

Canerantola
Fantasiosa riedizione ad opera del BCO dell'arcinota fiaba di Charles Perrault, scritta nel lontano 1697 (quasi 1700), nella versione, tradotta dal francese, di Carlo Collodi (1875), la quale probabilmente gli piacque parecchio!

Riassunto della puntata precedente:
Canerantola, figlia di un uomo-lupo da poco risposato, subisce le angherie della sua matrigna e delle sue sorellastre che non possono soffriggere la sua bontà e la sua beltà(sic!). Desiderosa di andare allo sballo del principe, Canerantola riceve l'insperato ma un po' telefonato aiuto della sua Comare, la fata Volpe, che con la sua magia le permette di andare allo sballo del principe, ma con la “catena corta”. Il principesso è subito conquistato dalla bellezza di Canerantola(sic!) mentre le sue sorellastre (che non l'hanno riconosciuta manco per il cabernet) sono affascinate dalla sua signorilità e dal suo pedigree, ma la fanciulla allo sbattere delle undici meno un quarto fugge via a gambe levate, lasciando tutti con un palmo di naso. Ritornata a casa racconta l'accaduto alla fata Comare, pregandola di permetterle di sballarsi anche la sera seguente. Nel frattempo le sorellastre fanno ritorno a casa mentre Canerantola finge di essersi appena svegliata.

Parte III

"Se tu ti fossi sballata e cioè se tu fossi stata allo sballo", le disse una delle sue sorelle "non ti saresti annoiata: vi è capitato la più bella Principessa, ma di' pure la più bella e mondana che si possa vedere al mondo: una vera tipa da sballo! Essa ci ha fatto mille garbatezze, e ci ha regalato dei cedri che pesavano un casino e ci ha fatto pure toccare le sue arance!"

Canerantola non capiva più in sé dalla gioia (e, onestamente, non ricordava proprio la parte delle «arance»). Ella, fecendo spallucce imbottite, domandò loro il nome di questa Principessa; ma quelle risposero che non la conoscevano, e che il figlio del Re si struggeva[1] il grasso dai brufoli della voglia di sapere chi fosse, e che per saperlo avrebbe dato qualunque cosa, anche vent... dieci euro.

Canerantola sorrise mettendo in bella mostra i suoi canini, e disse loro rantolando:

"Dev'esser bella davvero! Dio mio! Come siete feliciccine voi altre! Che cosa pagherei di poterla vedere anche solo per un mesetto! Pagherei anche vent... dieci euro! Via, signora Giulietta, prestatemi in prestito il vostro vestito giallo, quello che usavate tutti i giorni alla centrale nucleare, così che anche io possa fare la signora in giallo...".

"Giusto, lo dicevo anch'io!" rispose Giulietta puntando i fanali verso sua sorella Alfetta. "Prestare il mio vestito a una brutta Canerantola come te. Bisognerebbe proprio dire che avessi perso il giudizio oltre che: il posto di lavoro, una partita a Risiko!, un po' di peso e parte del mio patrimonio!"

Questa risposta Canerantola se l'aspettava come aspetta una donna in aspettativa che aspetta il tram (chiamato Desiderio anche quello): e ne fu contentissima; un po' perché lo sballo non le era ancora passato del tutto (e lo confermava il sorriso scemo stampato sulla sua faccia) e un po' perché si sarebbe trovata in un grande impiccio, se la sua sorella le avesse prestato il vestito piombato (altamente radioattivo tra l'altro).

La sera dopo le due sorelle tornarono a sballo: e Canerantola pure (di patate); ma vestita anche più sfarzosamente della prima volta, tanto che al confronto Lady Gaga, anche lei tra i tanti invitanti invitati, sembrava vestita casual (e un po' rosicava, a dire il vero).

Il figlio del Re non la lasciò per un minuto (che era un simpatico nano, suo caro amico); e in tutta la serata non fece altro che dirle un montepremi di cose appassionate e galanti tipo: “Sono un ragazzo fortunato”, “Sei bella come una mattina d'acqua cristallina”, “Sei come la mia moto, sei proprio come lei, andiamo a farci un giro, fossi in te io ci starei.” e ancora “È qui la festa?” (perché era un po' in confusione), insomma la tipiche frasi da Jovanotti[2].

La Jovinetta, che non s'annoiava punto, anzi: manco per il cazzotto pure lei, si era dimenticata le velate minac... le raccomandazioni fatte dalla Comare; tant'è vero che sentì battere come un battitappeto quando batte un tappeto il primo tocco della mezzanotte, e credeva che non fossero ancora le undici. S'alzò e fuggì con tanta leggerezza, che pareva una bibita dietetica. Dovette infine riconoscere l'utilità delle scarpe da ginnastica fornitele dalla fata Comare.

Il Principe le corse dietro al grido di “Parlami di te bella signora!”[3], ma non poté raggiungerla perché Canerantola s'era allenata per ore al cinodromo[4] ma anche perché nel fuggire, ella lanciò dietro di sé una delle sue scarpine da ginnastica Air Jordan, che il Principe intercettò in pieno viso e con grandissimo amore, il tutto commentato da Dan Peterson.

Canerantola arrivò a casa rantolando, tutta scalmanata, senza carrozza, senza lacchè, con in mano un barattolo di cetrioli sottaceto e con addosso il vestito di tutti i giorni, non essendole rimasto nulla delle sue magnificenze, all'infuori di una delle sue scarpe, la compagna di quella che aveva lanciata per la strada.

Fu domandato ai guardaportoni buttafuori del palazzo, se per caso avessero veduto uscire una Principessa piuttosto gnoc... aggraziata; ma essi risposero che non avevano veduto uscir nessuno, tranne una ragazza mal vestita, inseguita da sei topolini, una pantegana barbuta e sei draghi di Komodo[5], e che dall'aspetto era parsa loro un cane da pastore piuttosto che una bella signora.

Quando le sorelle ritornarono dallo sballo, Canerantola chiese loro se si erano divertite e se c'era stata anche la bella signora.

Esse risposero di sì, e che la sig.ra era scappata via allo scocco della mezzanotte come se l'avesse morsa un topo, e con tanta furia cavallo del west, che s'era lasciata alle spalle una delle sue costose scarpe da ginnastica, probabilmente la più odorosa scarpa del mondo: e che il figlio del Re l'aveva raccattata (mettendoci la faccia), e non aveva fatto altro che guardarla inebetito tutto il tempo dello sballo del sabato sera, e che questo voleva dire o che l'odore della scarpa aveva fatto effetto o che egli era veramente innamorato morto della bella signora, alla quale apparteneva la scarpina (o della scarpina stessa, non si capiva bene). Poi le sorellastre ripresero fiato!

E dicevano la verità: perché di lì a pochi giorni il figlio del Re, riavutosi, fece bandire a suon di tromba dai tromboni della sua banda che sposerebbe colei, o colui, o coloro, o colostro[6], o colitico[7] il cui piede avesse calzato perfettamente quella scarpaccia.

Si cominciò a provare la scarpina alle Principesse: poi alle Duchesse e a tutte le dame e tutte le damigelle di corte; ai damerini nei camerini e alle damigiane con le sottane damascate di Damasco: tutti e tutte fecero fiasco, ma più di tutti le damigiane.

Fu portata a casa delle due sorelle, le quali fecero ogni sforzo possibile per far entrare il piede in quella scarpa: ma non ci fu modo. Provarono anche a slacciarla, ma niente da fare!

Canerantola, che stava a guardarle rantolando e che aveva riconosciuta la scarpina dall'odore, disse loro:

"Voglio vedere anch'io se mi va bene a me!".

Le sorelle si misero a ridere e a canzonarla che manco fossero state al Festival di Sanremo, anche perché loro fossero andate a squola e lei mica no.

Il gentiluomo incaricato come un sol uomo di far la scarpetta, cioè la prova della scarpa, avendo posato gli occhi di patata addosso a Canerantola e parendogli molto bella (fortunatamente per la ragazza non si vedeva ancora la ricrescita), disse che era giustissimo, e che egli aveva l'ordine di far le scarpe, cioè di far provar la scarpa a tutte le fanciulle del regno, anche quelle messe male in arnese.

Fece sedere Canerantola nella cenere del camino (chissà perché), e avvicinando la scarpa al suo piedino, vide che c'entrava senz'ombra di fatica e che calzava proprio come un guanto, nonostante fosse una scarpa; ma pur mettendo fosse stata una scarpina per bambini non ci sarebbe stato punto problema tanto Canerantola era abituata a tener “Due piedi in una scarpa”.

Lo stupito stupore delle due sorelle fu grande, ma crebbe del doppio, quando Canerantola cavò fuori dei pesanti cedri e le sue grosse arance ma soprattutto l'altra scarpina che s'infilò in quell'altro piede.

In codesto momento arrivò la Comare, la quale, dato un colpo di bacchetta ben assestato ai vestiti di Canerantola, li fece diventare assai più sfarzosi che non fossero stati mai, procurando nel contempo anche un leggero ematoma a forma di stella alla gentil fanciulla.

Allora le due sorelle riconobbero in essa la bella signora in giallo (con la falce) veduta allo sballo; e si gettarono ai suoi piedi, per leccarglieli; per chiederle perdono dei mali trattamenti che le avevano fatto patire. Canerantola le fece alzare, e disse, abbracciandole forte ed incrinando loro un paio di costole ciascuna, che perdonava loro di liquore e anche un po' con il fegato, e che le pregava ad amarla sempre e dimolto e di portarla a passeggiare di tanto in tanto... o, magari, di darle una semplice grattatina dietro l'orecchio!

Vestita com'era e trascinando seco le sorelle ancora attaccate alle caviglie, fu faticosamente condotta dal Principe, al quale parve più bella di tutte le altre volte -forse solo un tantino più pelosa- e dopo pochi giorni la sposò con rito abbreviato.

Canerantola, buona figliuola quanto bella, fece dare un quartier generale alle sue sorelle, e le maritò il giorno stesso a due gentiluomini baffuti della corte che somigliavano vagamente a delle pantegane.

FINE

Questo racconto, invece di una morale, ne ha due (e poi lamentatevi).

Prima morale: la bellezza, per le donne in ispecie, è un gran tesoro; ma c'è un tesoro che vale anche di più, e sono i soldi... no, cioè, è la grazia, la modestia e le buone maniere.

Con queste doti Canerantola arrivò a diventar Regina.

Altra morale: grazia, spirito, coraggio, modestia, nobiltà di sangue, buon senso, pollice opponibile, tutte bellissime cose; ma che giovano questi doni della Provvidenza, se non si trova un compare o una comare, oppure, come si dice oggi, un buon diavolo che ci porti?

Senza l'aiuto della Comare fata Volpe, che cosa avrebb'ella fatto quella bona e brava figliuola di Canerantola?

Ma soprattutto non avrebbe potuto aiutarla un po' prima, 'sta disgraziata?!?

Larga la foglia, stretto il ramo
Alle brave ragazze diamogli una mano!


NOTE:
[1] Si struggeva: si scioglieva, si liquefaceva.
[2] Lorenzo Cherubini, meglio noto come Jovanotti (Roma, 27 settembre 1966), è un cantautore, rapper e disc jockey italiano.
[3] Bella signora è una canzone di Gianni Morandi del 1989.
[4] Un cinodromo è uno spazio aperto in cui si svolgono le corse di cani levrieri.
[5] Il drago di Komodo (Varanus komodoensis Ouwens, 1912), chiamato anche varano di Komodo è una grossa specie di lucertola gigante diffusa nelle isole indonesiane di Komodo, Rinca,
[6] Il colostro (primo latte) è un liquido giallo sieroso secreto dalle ghiandole mammarie durante la gravidanza ed i primi giorni dopo il parto, composto principalmente da acqua, leucociti, proteine (fra le quali anche agenti immunologici), grassi e carboidrati.
[7] Colui il quale è affetto da colite.[7a]
   [7a] Infiammazione del colon.[7b]
   [7b] Parte intermedia dell'intestino crasso, tra l'intestino retto e l'intestino cieco...
   ...se volete continuaimo! :)


Anche se di solito si cerca disperatamente di uscirne, please stay tunnel!

mercoledì 8 marzo 2017

Canerantola - parte II


Oggi è l'8 marzo e pertanto è la festa della donna e pertanto ci corre l'obbligo ma anche il sommo piacere di augurare a tutte le donne e in particolare a quelle che hanno reso speciale la nostra vita una felice festa della donna!
Grazie di esistere!
In particolare BCO vuole augurare un buon 8 marzo alle BCO-Sisters Valentina e Annamaria e, naturalmente, all'amore della sua vita: la pizz... la sua dolce Cristina!

E ora buttiamoci tutti avidamente sulla seconda parte di «Canerantola», il famoso(?) racconto di mamma BCO!
Buona lettura!

Canerantola
Chiara sofisticazione da parte del BCO della nota fiaba di Charles Perrault, scritta nel 1697 (quindi un bel po' di tempo fa), nella versione, tradotta dal francese, di Carlo Collodi (1875), il quale sapeva scrivere, cavoli!

Riassunto della puntata precedente:
Canerantola, figlia di un uomo-lupo da poco risposato, subisce le angherie della sua matrigna e delle sue sorellastre che non possono soffriggere la sua bontà e la sua beltà(sic!). Desiderosa di andare allo sballo del principe, cosa questa velatamente osteggiata della sua matrigna e delle sue sorellastre che non possono soffriggere la sua bontà e la sua beltà(sic!), Canerantola scoppia in un pianto disperato, fortunatamente interrotto dalla sua Comare che, con l'intento di aiutarla, la conduce in camera da letto chiedendole il suo cetriolo.

Parte II

Canerantola scappò subito a cogliere il più bel cetriolo che poté trovare e lo portò alla Comare, non sapendo figurarsi alle mille miglia nella sua zucca come cavolo questo cetriolo l'avrebbe fatta andare alla festa da sballo.

La Comare lo vuotò per bene, e rimasta la buccia sola, ci batté sopra colla bacchetta fatata, e in un attimo il cetriolo si mutò in una bel barattolo di sottaceti.

La ragazza e la Comare si fissarono per un lungo istante, poi la fata chiamò con il suo cellulare il servizio di noleggio carrozze.

Arrivata la carrozza, la Comare andò a scuriosare nella vecchia e scassata FIAT 500 di Canerantola, dove trovò nel motore a trazione animale sei sorci, tutti vivi.

Ella disse a Canerantola di tenere alzato un pochino lo sportello della “trappola”, e a ciascun sorcio che usciva fuori, gli dava un bel colpo assestato di bacchetta, e il sorcio diventava subito un bel pony, perché la comare aveva il tocco un po' pesante: e così messe insieme un magnifico tiro a sei, con tutti i pony di un bel pelame grigio-topo-rosato e rigorosamente in “tiro”, anche se coi gli incisivi sporgenti; insomma, la Comare avea fatto proprio un bel tiro a Canerantola, e non sarebbe stato l'unico.

E siccome essa non sapeva di che pasta-matic fabbricare un cocchiere:

"Aspettate un poco" disse Canerantola "voglio andare a vedere se per caso nella topaiola ci fosse un topo; che così ne faremo un bel boccon... cocchiere!".

"Brava!" disse la Comare "va' un po' a vedere".

Canerantola ritornò colla topaiola, dove c'erano tre grossi topi, ciascuno con il proprio nome: Topo Gigio, Topo Lino e Jerry Stilton che era di origine inglese.

La fata, fra i tre, scelse il più annoiato e cioè quello che aveva la barba più lunga; il quale, appena l'ebbe toccato, diventò un gran bel pezzo di cocchiere, e con certi baffi, i più belli che si fossero mai veduti; più folti anche di quelli di Canerantola.

Fatto dalla fata 'sto fatto, la fata di fatto disse:

"Ora vai nel giardino: e dietro l'annaffiatoio troverai sei lucertole. Portamele qui."

Appena l'ebbe portate, la Comare svenne (erano veramente brutte!); appena rinvenuta le convertì in sei lacchè, i quali salirono subito dietro la carrozza, colle loro livree gallonate e colle loro colle, e non a caso vi si tenevano attaccati, come se in vita loro non avessero fatto altro mestiere che attaccarsi al tram chiamato Desiderio. Però facevano in continuazione le linguacce.

Allora la fata disse a Canerantola:

"Eccoti qui tutto l'occorrente per andare allo sballo: sei contenta?".

"Sì, ma che ci devo andare in questo modo, e con questi vestitacci che ho addosso?"

"E ti preoccupi dei vestiti, cara bambina mia?!?" e detto questo prese a depilarla con un grosso machete affilato. E in effetti da sotto tutto quel pelame emerse una bellissima fanciulla!

Dopo il peeling[1], la fata non fece altro che toccarla colla sua bacchetta che, come per magia, subito apparve sulla testa di Canerantola un bel bernoccolo; i suoi poveri stracci si cambiarono in poveri chiffon[2] di s-broccato d'oro e di argento, e tutti tempestati di pietre preziose, che le facevano un prurito tremendo: quindi le diede un paio di scarpine da ginnastica con la suola di gomma, che erano una vera meraviglia.

"Perché proprio scarpe da ginnastica?" chiese Canerantola.

"Lo capirai al primo rintocco della mezzanotte!" disse la Comare fatta.

Quand'ella ebbe finito di accomodarsi le Air Jordan, s'accozzò alla carrozza: ma la Comare, con indosso gli occhiali da sole e puntando in direzione di Canerantola una bella pistola automatica con tanto di silenziatore, le raccomandò di non fare la pipì sulle carrozze nel parcheggio, di non saltare addosso a tutti gli invitati e sopra ogni altra cosa di non far più tardi della mezzanotte, ammonendola che se ella si fosse sballata e cioè trattenuta allo sballo un minuto di più, la sua carrozza sarebbe ridiventata un cetriolo sottaceto, i suoi pony dei sorci verdi, i suoi lacchè dei draghi di Komodo[3], i suoi vestiti avrebbero ripreso la forma e l'aspetto cencioso di prima.

Ella dette alla Comare la sua parola d'onore che sarebbe venuta via dallo sballo avanti la mezzanotte.

Quindi baciò le mani e partì scodinzolando, che non entrava più nella pelle dalla gran contentezza. Poi tornò indietro a prendere la carrozza. La Comare fata alzò gli occhi al cielo, scuotendo la testa (di Canerantola).

Il figlio del Re, essendogli statogli annunziato a lui l'arrivo di una bella gnoc... Principessa, che nessuno sapeva chi cozza fosse, corse incontro a riceverla, e offrì la mano per iScendere di iCarrozza. iStintivamente Canerantola diede la zampina al principe, il quale la condusse -un po' confuso- nella confusione della sala dov'erano stati a loro volta già invitati gl'invitati.

Si fece allora un gran silenzio di tombola: le danze rimasero interrotte, i violini smessero di suonare, le trombe di trombare, gli acrobati si fermarono a mezz'aria, tutti gli occhi erano rivolti a contemplare le grandi... bellezze della sconosciuta.

"Gentleman" disse il principe, "acculturiamoci un po'!" e subito l'orchestra del Prince si mise a suonare Partyman![4]

Non si sentiva altro che un bisbiglio confuso, e un dire sottovoce: "Come cavolo hanno fatto gli acrobati a “stopparsi” a mezz'aria?!...".

Lo stesso Re, per quanto vecchio, non rifiniva dal guardarla, e andava dicendo sottovoce alla rotolone Regina, che da molti anni non gli era più capitato di vedere una donna tanto bella e tanto graziosa. La Regina Freddie convenì con il Re ma questo non le impedì di picchiare il marito con un grosso bastone al grido di: "Oh, how I want to break free!".[5]

Tutte le dame e i damoni coi abiti a scacchi avevano gli occhi di vetro addosso a lei, per esaminarne la pettinatura e i vestiti, e farsene fare degli uguali per il giorno dopo, sempre che fosse stato possibile trovare delle stoffe così belle e delle modiste così valenti dai cinesi.

Il figlio del Re la collocò nel posto d'onore è cioè dentro il grande camino della sala, proprio sopra la cenere: quindi dopo aver notato la perplessità palesarsi nello sguardo della fanciulla andò a prenderla per farla ballare il Gioca Jouer![6]. Ella ballò anche solo con la musica -perché era una vera campionessa di Gioca Jouer!- e con tanta grazia, da far crescere in tutti lo stupore ma soprattutto a Claudio Cecchetto.

Fu servito un magnifico rinfresco a base di sushi, che il fresco Principe di Bella-Aria non assaggiò nemmeno, tanto era assorto nel rimirare la bella sconosciuta affamata mentre spazzolava tutto quello che le capitava a tiro.

Ella andò a porsi accanto alle sue sorelle: usò loro mille finezze: e fece parte ad esse delle sue arance e dei cedri, che il Principe le aveva regalato, anche perché pesavano non poco; la qual cosa le meravigliò moltissimo, perché esse non la riconobbero né punto né poco; anzi, non la riconobbero manco per il cazzotto.

In quella che stavano discorrendo insieme, Canerantola sentì battere come un fabbro le undici e tre quarti; e fatta lei(sic!) e fatta subito una gran riverenza a tutta la società, scappò via come il vento al grido di: "Io sono il vento e sono la furia che passa e che porta con se!".[7]

Appena arrivata a casa, corse a trovare la Comare Volpe, e dopo averla ringraziata, le disse col senno dipoi che avrebbe avuto un gran piacere di tornare anche alla festa del giorno dipoi, perché il figlio del Re l'aveva pagata molto.

Mentre stava raccontando alla Comare tutti i particolari della fiesta -annoiandola a morte- le due sorelle bussarono al campanello: Canerantola andò ad aprire, facendo loro mille feste, com'era suo costume.

"Quanto siete state a tornare!" disse ella stropicciandosi gli occhi e stirandosi come se si fosse svegliata in quel momento, abbracciata al suo ferro da stiro (acceso). E sì, che ella non aveva avuto davvero una gran voglia di dormire, dacché s'erano lasciate, perché aveva bevuto troppi caffè alla festa.


(“Continua...” in giapponese!)

NOTE:
[1] Trattamento per levigare e migliorare l'aspetto della cute.
[2] Tessuto delicato e trasparente, in armatura tela e prodotto con filati ritorti; il nome viene dal francese chiffe (straccio).
[3] Il drago di Komodo (Varanus komodoensis Ouwens, 1912), chiamato anche varano di Komodo è una grossa specie di lucertola gigante diffusa nelle isole indonesiane di Komodo, Rinca, Flores, Gili Motang e Gili Dasami.
[4] Partyman è una canzone di Prince tratta dall'album Batman, del 1989, utilizzata nell'omonimo fil di Tim Burton.
[5] I Want to Break Free è una canzone della Rock Band britannica Queen, scritta dal bassista John Deacon e cantata da Freddie Mercury.
[6] Gioca jouer è il ballo di gruppo e anche l'omonimo 45 giri portato al successo dal disc-jockey Claudio Cecchetto; scritto da Tony Martucci, Gualtiero Malgoni e Claudio Simonetti e prodotto da Giancarlo Meo, registrato e mixato da Marco Covaccioli nel 1981.
[7] Io sono il vento è una canzone di Gian Carlo Testoni e Giuseppe Fanciulli, cantata da Arturo Testa al Festival di Sanremo del 1959.


Anche se la vita è una tonnara, please stay tuna!

sabato 4 marzo 2017

Canerantola - parte I


Ultimo bollettino medico:
- BCO ha ancora il torcicollo ma grazie a un bel massaggio delle poltrone massaggianti automatiche del centro commerciale gli è un po' passato.
- TATA sta migliorando pure lei e le è pure passato il male alla gola non appena ha accompagnato BCO a fare un bel massaggio alle poltrone massaggianti automatiche del centro commerciale!
Sigh!
E ora, per tutti voi amanti delle emozioni e forse degli odori forti, pubblichiamo la prima parte del nuovo, fantastico, vecchio, mediocre, aguzzino, fantasioso, mica poi tanto, prevaricante, assordante, Dante, olio, sale, pepe, aglio e torniamo agli odori forti, racconto di mamma BCO intitolato «Canerantola»! Buona lettura!

Canerantola
Liberamente tratta e rimaneggiata dal BCO dalla nota fiaba di Charles Perrault, scritta nel 1697 (quindi scevra da copyright), nella versione, tradotta dal francese, di Carlo Collodi (1875), il quale la sapeva lunga (la lingua francese)!

Parte I

C'era una volta un gentiluomo-lupo, il quale aveva sposata in seconde nozze una donna così piena di albagia[1] e d'aria[2], da non darsi l'eguale.

Ella aveva due figlie dello stesso pessimo carattere del suo, e che la somigliavano come due pessime gocce d'acqua.

Anche il marito aveva una figlia, ma di una dolcezza e di una bontà da non farsene un'idea (anche perché era impossibile assaggiarla); e in queste tirava dalla sua mamma, la quale prima d'aver tirato le cuoia era stata (pace all'anima sua) la più buona donna tirata in ballo, anche se un po' se la tirava. Tirando le somme, Canerantola era proprio figlia di buona donna. Fisicamente, però, somigliava molto di più al papà; e infatti aveano in comune gli stessi baffi ed il folto pelo biondo-cenere, giusto per rimanere in tema.

Le nozze erano appena fatte, che la matrigna dette subito a divedere la sua cattiveria. Ella non poteva patire le buone qualità della giovinetta, perché, a quel confronto, le sue figliuole diventavano più stron... più antipatiche che mai.

Ella la destinò alle faccende più triviali[3] della casa: era lei che rigovernava con pugno di ferro in cucina, lei che spazzava le scale mobili e rifaceva ogni giorno le camere della signora e delle signorine con la cazzuola ed il cemento; lei che puliva i cessi e che dormiva a tetto, proprio in un granaio, sopra una materassa di paglia (cattiva anch'ella), mentre le sorelle stavano in camere coll'impiantito di legno, dov'erano letti d'ultimo gusto (a detta dei tarli), e specchi dell'anima, da potervisi mirare dalla testa fino ai piedi del monte Everest.

La povera figliuola tollerava ogni cosa con pazienza, e non aveva quore di rammaricarsene con suo padre, il quale l'avrebbe certamente sgridata e picchiata con un giornale arrotolato, perché era un uomo-lupo che si faceva menare per il naso in tutto e per tutto dalla moglie, che infatti lo menava anche a passeggio tre volte al giorno.

Quando aveva finito le sue faccende, andava a rincantucciarsi in un angolo del focolare, dove si metteva a sedere rantolando nella cenere; motivo per cui la chiamavano “Enfisema[4] o anche “la Culincenere” od ancora: “Hey, tu!”.

Ma la seconda delle sorelle, che non era così sboccata come la maggiore, la chiamava più “Canerantola”.

Eppure Canerantola, con tutto quel pelo e i suoi cenci, era cento volte più bella delle sue sorelle, quantunque fossero vestite in ghingheri e da grandi signore mediante l'uso di trampoli. Possiamo solo immaginare che razza di strani esseri inguardabili fossero le due sorelle.

Ora accadde che il figlio del Re diede una festa da sballo, alla quale furono invitate tutte le persone di grand'importanza -come Lapo Elkann, per esempio- e anche le nostre due signorine furono del numero (il 17 o il 13, non è dato saperlo), perché erano di quelle che facevano grande spaccio... spicco in paese. Eccole tutte contente e tutte affaccendate a scegliersi gli abiti, il trucco e parrucco, che tornassero loro meglio a viso; una vera impresa! E questa fu un'altra seccatura per la povera Canerantola, perché toccava a lei a stirare e a dare l'amido ai loro capelli e alle loro rughe. Non si parlava d'altro in casa che del come si sarebbero vestite in quella sera e nel frattempo giravano nude per la magione.

"Io", disse la maggiore, "mi metterò il vestito di velluto rosso che ho indossato alla corsa dei tori a Pamplona[5] e le mie la-trine d'Inghilterra."

"E io", disse l'altra, "non avrò che il mio solito vestito: ma, in compenso, mi metterò il mantello di Bat-Man a fiori d'oro e la mia vera collana di diamanti falsi, che non è dicerto di quelle che si vedono tutti i giorni, ma mediamente una volta ogni due giorni."

Mandarono a chiamare la pettinatora di gala, un certo Giandomenico che era di Gela, per farsi fare i riccioli su due righe, e comprarono dei nèi dalla fabbricante più in voga della città; ma quando cominciarono a somigliare troppo a Bruno Vespa se ne tolsero di dosso un po'.

Quindi chiamarono Canerantola perché dicesse il suo parere, come quella che aveva moltissimo gusto (perché era buona e saporita); e Canerantola die' loro i più migliorissimi consigli, e per giunta si offrì di vestirle: la qual cosa fu accettata senza bisogno di dirla due volte, anche perché di vestirsi da sole non lo avrebbero saputo fare.

Mentre le vestiva e le pettinava (tra l'altro contemporaneamente, aiutandosi anche con i denti e con i piedi), esse dicevano:

"Di', Canerantola, avresti caro di venire allo sballo?...".

"È una proposta indecente?" rispose maliziosamente Canerantola, che aveva frainteso.

"Allo sballo del principe, s'intendeva!" risposero all'unisono le sorelle, scuotendo la testa (di Canerantola).

"Ah, signorine! voi mi can-zonate: questi non son divertimenti per me!" disse allora Canerantola, scodinzolando.

"Hai ragione: ci sarebbe proprio da ridere, a vedere una Canerantola, pari tua, a una festa da sballo."

Un'altra ragazza, nel posto di Canerantola, per prima cosa le avrebbe picchiate, poi cosparse di benzina e poi accese con un cerino, e per terza avrebbe fatto di tutto per vestirle male; ma essa era una buonissima figliuola (come detto, figlia di buonissima donna), e le vestì e le accomodò come meglio non si poteva fare anche perché praticamente l'unico vestito con cui stavano veramente bene era il burqa afghano[6].

Per la gran contentezza di questa festa, stettero quasi due giorni senza ricordarsi di mangiare: strapparono più di dodici aghetti per serrarsi ai fianchi e far la vita striminzita; e passavano tutt'intera la santa giornata a guardarsi nello specchio, visibilmente incrinato per lo sforzo. Al terzo giorno ripresero almeno a lavarsi, però.

Venne finalmente il giorno ruttato... scusate, sospirato. Partirono di casa e Canerantola le accompagnò cogli occhi più lontano che poté: quando non le scorse più, si mise a piangere perché aveva sforzato troppo gli occhi, e ad ululare disperata.

La sua Comare, che la trovò cogli occhi rossi e pieni di pianto, le domandò che cazzuola avesse.

"Vorrei... vorrei..."

E ululava così forte, che non poteva finir la parola.

"Vorrei, vorrei esaudire tutti i sogni tuoi...
Vorrei, vorrei cancellare ciò che tu non vuoi però lo sai che io vivo attraverso gli occhi tuoi!" si mise a cantare a quel punto la Comare a Squarciagola, che è il gatto col quale litigava sempre Canerantola[7].

Canerantola immediatamente la picchiò con un grosso ciocco che ardeva nel camino e subito la Comare, che nei ritagli di tempo era una fata, le disse:

"Vorresti anche tu andare allo sballo, non è vero?".

"È una proposta indecente?" rispose Canerantola, che aveva frainteso di nuovo.

"Non sono mica una spacciatrice!" disse stizzita la Comare.

"Anch'io, sì, vi vorrei andarcivi colà, là!" disse infine Canerantola con un gran sospirone e due o tre erroracci di grammatica.

"Ebbene: prometti tu d'essere buona?", disse la Comare.

Canerantola aveva un gran desiderio di morderla ad un polpaccio.

"Ehm... Allora ti ci farò andare!"

E menatala prima per l'aia e poi in camera, le disse: "Vai nel giardino e portami un cetriolo".


(“Continua...” in giapponese!)

NOTE:
[1] Sinonimo di alterigia, presunzione, boria che deriva da una considerazione troppo alta di sé.
[2] Soffriva di meteorismo!
[3] Volgari, grossolani e a volte pure inutili.
[4] L'enfisema è una patologia che interessa i polmoni e viene classificata tra quelle di tipo polmonare ostruttivo. Per saperne di più continuate pure a fumare!
[5] Pamplona, città della Spagna, capoluogo della comunità autonoma della Navarra, è il luogo dove, durante le feste Los Sanfermines, si svolge l'Encierro la famosa corsa dei tori lasciati liberi di correre tra la folla.
[6] Capo d'abbigliamento per lo più usato dalle donne in Afghanistan e in Pakistan, solitamente di colore nero o blu, che copre sia la testa sia il corpo.
[7] Testo tratto dalla canzone Vorrei di Cesare Cremonini e Lunapop. L'anno però non me lo ricordo!


Anche se i sogni nel cassetto son desideri nel cassetto, please stay tuned!

mercoledì 1 marzo 2017

TATA e BCO ancora K.O.!


Potrà sembrare incredibile pure al mago Houdini ma l'idrico-duo TATA e BCO (meglio noti ai disidratatori diseredati rispettivamente come Miss-Super-Fotografo e BCO, Il-ragazzo-meraviglia-brodaglia) è ancora più K.O. che O.K.: TATA sta ancora combattendo contro il temibile mostro del raffreddore Tenacious-Cold (Raffreddore-Tenace in italiano) mentre BCO sta affrontando l'inamovibile mostro Sadistic-Stiff-Neck (Sadico-Torcicollo in italiacano)! Vinceranno? Perderanno? Forse un pareggio all'ultimo minuto grazie a un tiro-salvezza effettuato da ... (inserire qui il nome del vostro giocatore di calcio preferito)?
Ad ogni modo e a cagione dei problemi riportati poco sopra oggi non andrà in onda il documentario sull'elefante marino che tutti voi fans sfegatati di Jacques Cousteau aspettavate di “sondare” a ventimila leghe sotto i mari:



...ma andrà in onda al suo posto (perché è andato “dall'osto”) un episodio dell'interminabile serie d'animazione giapponese che nei favolosi anni settanta promosse l'amore libero dalla forfora fra i capelloni[cit. falsa come una firma falsa]: Biancaneve e i 777 nani!

Biancaneve e i 777 nani!
Episodio 55 - Ghiacciolo, il nano alla menta.
In questo epi (è solo «epi» perché povero di «sodio») Biancaneve ha caldo e pensa di farsi un ghiacciolo ma Granatina, la moglie del nano Ghiacciolo, non è d'accordo con lei. Chiarito l'equivoco e rotto il ghiacciolo, Biancaneve con Ghiacciolo che si la-menta (per via del ghiacciolo rotto) e la Granatina vanno a farsi un gelatone dal Paolo (che non è un nano ma è il gelataio dei V.I.P.s dove vanno sempre BCO e TATA).

Frase celebre del giorno:
Sono Qui! Sono Qui!
Qui, il famoso nipote di Paperino, citando Wally

Proverbio del giorno:
Dimmi con chi vai perché son proprio curioso di saperlo.

Anche se vi risponderemo con un poco di ritardo, please stay tuned!